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San Camillo a Villa Salus sindacati in allerta: «Vigiliamo»

Primi concreti passi per la vendita della struttura: operazione da 25 milioni. Preoccupazione per i lavoratori in fuga e i servizi agli utenti

E.P.
1 minuto di lettura

lido. La vendita dell’ospedale San Camillo del Lido entra nel vivo e promette di risolversi in tempi celeri. Ieri a Milano c’è stato il primo incontro tra i Padri Camilliani, attuali proprietari dell’istituto di ricovero e cura a carattere scientifico degli Alberoni, e la Congregazione delle Mantellate serve di Maria, già titolare di Villa Salus e interessata all’acquisto della struttura lidense.

La vendita dell’ospedale del Lido è stata decisa già nel 2017, scelta avvallata nei mesi scorsi dall’apposita commissione pontificia cui spetta l’ultima parola sulla vendita degli ospedali religiosi. Per l’operazione nei mesi scorsi si era ipotizzata una somma compresa tra i 20 e i 25 milioni di euro, compresi i lavori da 4,5 milioni di euro per riordinare i due piani dell’ospedale e i due piani della casa di riposo necessari per l’ospedale, in attesa di capire chi e in quali condizioni sarà a gestirlo nei prossimi anni.

Resta da capire come si muoverà il fondo immobiliare straniero, ma con sede in Italia, pronto a metterci i soldi dopo aver ricevuto il via libera dalla commissione pontificia a Roma. E le prossime tappe dei due soggetti gestori: l’ospedale Villa Salus per la parte ospedaliera, la cooperativa padovana Codess per la casa di riposo Stella Maris. Al tavolo tecnico di ieri si è intanto iniziato a parlare di contratti e di aspetti burocratici. Le parti hanno confermato l’impegno a tutelare personale e occupazione, potenziare le strutture esistenti e l’eccellenza della ricerca, sempre più sinergiche con il Servizio Sanitario Regionale.

«Registriamo e speriamo che sia vero», il commento di Giancarlo Da Lio, Cgil, «Non meno di otto giorni fa abbiamo visto gruppi di dirigenti aggirarsi per i locali dell’ospedale. Nel corso della trattativa, non c’è stata linearità verso i sindacati». E per Carlo Alzetta, Cisl, quest’incertezza ha inciso sui lavoratori in fuga e sugli utenti: «Le prerogative sindacali sono state compromesse, speriamo nel riassestamento della struttura». La Uil promette di vigilare: «Non vogliamo perdere posti di lavoro». —

E.P.



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