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«Errore criticare la magistratura va sradicata la mentalità mafiosa»

Alessandro Abbadir
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CAMPOLONGO. «Non ci sembra proprio che le indagini fatte dalla magistratura nel Veneto orientale siano un teorema. Ritengo che gli amministratori pubblici di Eraclea debbano invece avere massima fiducia nell’azione dell’autorità giudiziaria. L’inchiesta portata avanti da forze dell’ordine e magistrati appare molto solida. Si basa su mesi e mesi di accurate indagini. Siamo sicuri che sarà fatta chiarezza e tutti avranno la possibilità di chiarire la propria posizione. Campolongo ha piena fiducia nell’azione dello Stato».

A dirlo è Mattia Gastaldi, l’assessore alla Cultura del Comune di Campolongo, dopo le prese di posizione dell’assessore di Eraclea Graziano Teso. Campolongo è il comune della Riviera del Brenta di cui era originario l’ex boss della mafia del Brenta Felice Maniero.

Lo scorso martedì il consiglio comunale ha aderito all’iniziativa “Il Veneto si ribella al metodo mafioso” . L’iniziativa ha lo scopo di diffondere un manifesto contro la mafia anche al nord, a seguito del maxi-blitz di martedì 19 febbraio nel veneziano, che ha portato all’arresto di oltre 50 persone per reati di mafia.

«Si tratta di un’iniziativa alla quale», dichiara il sindaco di Campolongo Andrea Zampieri, «non potevamo non aderire, soprattutto per un territorio come il nostro che per troppi anni è stato teatro di tremende efferatezze collegate al mondo mafioso ed alla mala del Brenta».

Quindi la volontà, oltre che il dovere come amministratori della Cosa pubblica, di fare i conti con la Storia. Ma soprattutto di portare avanti un’opera di pulizia doverosa, in quanto, secondo gli amministratori di Campolongo e di molti altri Comuni della Riviera che hanno avuto a che fare con il fenomeno mafioso, è la base su cui ricostruire un sistema di convivenza che permetta ai giovani di ritrovarsi in un sistema di piena legalità, che sradichi quindi la cultura che il fenomeno mafioso porta sempre con sè.

« Vogliamo che il messaggio arrivi a tutti forte e chiaro», spiegano gli amministratori di Campolongo, «Ricordare ciò che è successo, prenderne le distanze e fare di tutto perché la storia non si ripeta. Tutto questo è doveroso, soprattutto per le generazioni future, per i nostri ragazzi ed i nostri figli».

Dal momento in cui l’azione della magistratura e delle forze dell’ordine hanno tolto di mezzo la malapianta mafiosa, quindi, tutto il paese si è dato da fare per sradicare anche gli ultimi germi della mentalità che ha permesso il germogliare dei cattivi semi della mafia. Non a caso ora Campolongo è sede del “Premio della legalità Cristina Pavesi”. «Campolongo ha già voltato pagina tanti anni fa e deve proseguire su questa strada, la strada delle nostre eccellenze, del volontariato, dei giovani», dice Gastaldi, «devono diventare il simbolo del nostro comune. Penso ai tanti studenti che ogni anno premiamo con le borse di studio». Va ricordato poi come il Comune di Campolongo sia venuto in possesso di diversi beni confiscati alla mafia dallo Stato e li gestisca per finalità pubbliche e sociali. Fra questi la villa dell’ex boss Maniero, l’ex villa del boss Donà e gli appartamenti dell’esponente della mafia del Brenta Ferrato. —

Alessandro Abbadir

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