Denunciato e chiuso sito web che tentava di truffare le vittime di Gaiatto
Molti dei clienti rimasti senza soldi hanno deciso di non costituirsi parte civile dopo aver saputo dell'inchiesta sulla Camorra. I legali: "Temono per la sicurezza personale"
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PORTOGRUARO. Continuano a fioccare le querele contro l’ex trader Fabio Gaiatto e il gruppo Venice. Si sono fatti avanti con l’Afue, associazione vittime di truffe finanziarie, altri risparmiatori traditi. «Siamo arrivati a quota 378 querele», ha contato Daniele Pistolesi, presidente di Afue, specificando però che «alcuni dei nostri assistiti dopo aver appreso dell’inchiesta parallela della Direzione distrettuale antimafia di Trieste hanno deciso di non costituirsi parte civile per motivi di sicurezza personale, rinviando il tutto a un’eventuale azione civile dopo la sentenza penale».
«I risparmiatori ci chiedono giustizia e di poter recuperare almeno una parte dei soldi che hanno investito», ha aggiunto Pistolesi. La strada più immediata, secondo il presidente di Afue, passa attraverso le trattative con le banche depositarie della galassia Venice.
Non è l’unico fronte aperto per il sodalizio. L’Afue sta seguendo infatti il caso di un’organizzazione veicolata da un sito internet che si agganciava con inserzioni pubblicitarie alle ricerche degli utenti online quando digitavano le parole chiave “Venice”, “Truffa” e “Gaiatto”. Ai risparmiatori proponeva il recupero delle somme investite con Venice dietro pagamento di un compenso.
Il sito non era collegato in alcun modo a Venice. L’associazione che tutela i risparmiatori è persuasa invece che si trattasse di una «truffa nella truffa» e per tale ragione ha presentato denuncia ipotizzando un ventaglio di condotte penalmente illecite o semplicemente scorrette che vanno dalla raccolta abusiva di denaro alla tentata truffa continuata, dalla divulgazione di fake news al millantato credito.
«Oltre 120 associati nel solo mese di gennaio hanno ottenuto il rimborso degli importi sottratti dalle banche depositarie», ha rivelato Pistolesi. Il sito dell’organizzazione che proponeva tali servizi di assistenza, invece, è stato chiuso. «Continuiamo a raccogliere adesioni su questa vicenda da parte di vittime che ci contattano ogni settimana», ha concluso il presidente dell’Afue. —
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