ZELARINO. Acceso scambio tra accusa e difese al processo in Corte dei Conti per il mai nato, ma costato 6 milioni di euro, Centro protonico di Mestre.
«Un caso di manifesta negligenza, imprudenza, intemperanza ai limiti del dolo», attacca il procuratore Paolo Evangelista, che ha seguito l’inchiesta con la sostituto procuratore Chiara Imposimato, «davanti alle ripetute note della Regione e del collegio dei sindaci sulla mancata sostenibilità economica di un’opera in project financing che sarebbe stata un disastro per le casse dell’azienda, per mancanza di pazienti, l’allora direttore dell’Usl Antonio Padoan non avrebbe mai dovuto firmare la convenzione con il consorzio di imprese: invece andò avanti. Solo nel 2013, con il cambio di vertici, l’Usl bloccò il progetto dichiarandolo insostenibile, arrivndo alla transazione con l’Ati».
Sei milioni di euro che, dedotti 2 milioni e mezzo di spese vive, diventano i 3,773 che la Procura contesta come danno erariale a Padoan, all’ex direttrice amministrativa Alessandra Maffei e all’ingegnere Girolamo Strano, responsabile dell’Ufficio tecnico.
«Parlare di dolo quando qui non c’è stata neppure una negligenza è abnorme», la replica dell’avvocato Zambelli per conto di Padoan, «il Centro Protonico è lo stadio avanzato della cura dei tumori e la Regione aveva autorizzato tutto l’iter che aveva portato alla dichiarazione di pubblico interesse e al project financing: se non era convinta della sostenibilità, era lei che doveva assumersi la responsabilità di ordinare di non firmare la convenzione, davanti a norme che obbligavano ad andare avanti. Padoan non è responsabile delle scelte politiche di chi è venuto dopo e che hanno portato alla transazione milionaria».
«Oggi sono operativi il centro protonico di Trento e quello di Pavia, che segue 2500 pazienti, e che Milano si sta preparando ha realizzarne uno: per curare i pazienti veneti, la Regione spende 24 mila euro l’uno», la sottolineato l’avvocato Perrone, in difesa dell’ex direttrice Maffei, mentre l’avvocato Biagini ha escluso qualsiasi responsabilità da parte di Strano, puro esecutore tecnico. In ballo i 4 mila pazienti l’anno delle previsioni di allora, per terapie del costo di 20 mila euro l’una, inserite nella programmazione della Regione, ma ancor oggi, non nel tariffario. Ne sarebbero serviti almeno 1600 per far fronte ai 33 milioni di euro da pagare ai privati del project financing ogni anno, per 15 anni: ma secondo i calcoli della nuova Asl, sarebbero stati non più di 100.
Parola alla Corte, presieduta da Carlo Greco: il centro protonico era una bomba per le casse pubbliche oppure un progetto d’avanguardia? —
Roberta De Rossi