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Disabile per lo schianto condanna confermata

La piccola Aurora rimasta paraplegica con danni al 90% La difesa aveva chiesto la messa alla prova per Pellizza

Rubina Bon
1 minuto di lettura



Due anni di condanna in primo grado con la revoca della patente, sentenza confermata in appello. Così hanno deciso i giudici della seconda sezione penale (presidente Antonio Liguori, a latere Vincenzo Santoro e Vincenzo Sgubbi) per Andrea Pellizza, il giovane che il 19 gennaio 2013 a Campagna Lupia era uscito in retromarcia da una stradina privata, travolgendo la Renault Twingo su cui viaggiavano Tania Maritan e la figlia Aurora di 3 anni. A causa dell’urto, la piccola utilitaria aveva invaso la corsia opposta, schiantandosi contro una Volkswagen Passat che proveniva dalla direzione opposta.

Un impatto devastante soprattutto per la piccola Aurora che era rimasta paraplegica, con danni permanenti al 90 per cento. La madre Tania, invece, rimediava un danno del 60 per cento. Per entrambe, oltre ai danni fisici, anche quelli esistenziali, patrimoniali ed assistenziali. Pellizza, era emerso dagli accertamenti degli inquirenti, si era messo alla guida dell’auto sotto l’effetto di sostanze stupefacenti.

Nella sua discussione, la sostituto procuratore generale Bianca Maria Cotronei ha concluso per il rigetto dell’appello presentato dal difensore dell’imputato che aveva chiesto anche la messa alla prova, già stata respinta dal giudice di primo grado.

All’udienza in Corte era presente la madre della piccola in veste di persona offesa che, alla lettura della sentenza, ha tirato un sospiro di sollievo. Madre e figlia avevano revocato le costituzioni di parte civile dopo la condanna del giovane in primo grado con l’obiettivo di ottenere il risarcimento del danno davanti al giudice Carlo Azzolini attraverso gli Augusto Palese, Paolo Vianello e Gian Luca De Biasi. La richiesta di risarcimento si attesta su 10 milioni di euro per Aurora e 2 milioni per la madre. La compagnia assicuratrice ritiene che gli importanti acconti sin qui versati siano sufficienti a risarcire l’integrale danno patito da madre e figlia. Le danneggiate tuttavia non lo ritengono soddisfacenti. —



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