Omesso controllo, il Cvn rischia il processo
Il Consorzio non chiede riti alternativi. Mantovani e Adria, patteggiamento con inghippo
di Rubina Bon
Tutto lasciava pensare che ieri si sarebbe chiusa l’udienza preliminare davanti alla gup Barbara Lancieri a carico delle 8 aziende legate al Mose e finite nell’inchiesta per il mancato rispetto del decreto legislativo 231 del 2001, ovvero non aver esercitato il controllo sui loro (ex) dirigenti che avrebbero retrocesso denaro al Cvn per pagare tangenti agli ex presidenti del Mav, Cuccioletta e Piva, a Galan, Chisso e all’ex generale della Finanza Spaziante. Mantovani, Adria Infrastrutture, Cooperativa San Martino e Nuova Coedmar avevano già annunciato di voler patteggiare la pena secondo un meccanismo di calcolo di quote in relazione al capitale sociale dell’azienda. Ma molti capi d’imputazione sono andati prescritti e non è possibile patteggiare la pena su quanto è già stato spazzato via dal troppo tempo trascorso. Solo Cooperativa San Martino aveva indicato nella propria istanza di voler rinunciare alla prescrizione. Mantovani e Nuova Coedmar, invece, nella rispettiva proposta avevano avanzato un patteggiamento complessivo e non “ripulito” dalla prescrizione e in udienza non si sono dette disponibili a rinunciarvi. Per questa tipologia di illecito, la norma prevede che la prescrizione non maturi più dal momento in cui la Procura chiede il rinvio a giudizio (nel caso specifico aprile 2017) e che si vada indietro di 5 anni: ciò significa che nel procedimento tutto ciò che è avvenuto prima di aprile 2012 è cancellato. Tra i capi spazzati via, la corruzione di Galan (2011) e quella di Spaziante (2010). Mantovani e Nuova Coedmar, dunque, dovranno concordare nuovamente la pena con i pm Stefano Ancilotto e Stefano Buccini. Nessun problema per Adria che ha un capo non a rischio prescrizione.
Non hanno invece scelto riti alternativi il Consorzio Venezia Nuova, Grandi Lavori Fincosit, Società Condotte d’Acque che ieri hanno discusso l’udienza preliminare chiedendo la prescrizione per la maggior parte dei capi e il non luogo a procedere per i restanti. La Procura ha chiesto il rinvio a giudizio. A carico del Cvn rimarrebbero, secondo i calcoli dei difensori Paola Bosio e Filippo Sgubbi, il capo sul bonifico di 500mila euro a Cuccioletta (fine 2012-primi 2013) e la tangente da 200mila euro a Chisso (2013). «Siamo pronti ad affrontare il dibattimento per sostenere la mancanza di prova sulla responsabilità del Cvn», spiega l’avvocato Bosio, «La gup non aveva accolto la nostra richiesta di abbreviato condizionato all’acquisizione di una consulenza tecnica che, se verremo rinviati a giudizio, introdurremo nel dibattimento. Il Cvn non ha avuto alcun guadagno ma è stato danneggiato, come dimostrato dal riconoscimento come parte civile nella sentenza Mose di settembre». Discorso a parte per Technostudio di Danilo Turato: sia la Procura che la difesa hanno chiesto il proscioglimento in virtù dell’assoluzione dell’architetto per non aver commesso il fatto arrivata nel filone principale del processo Mose. La gup si pronuncerà il 22 giugno.
I commenti dei lettori