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Vite da nababbi con i soldi riciclati

Con Alberto Vazzoler, arrestati la compagna Silvia Moro Elena Manganelli Di Rienzo e due complici italosvizzeri

di Enrico Ferro
2 minuti di lettura

JESOLO. Fare fortuna con la new economy e giurare a se stessi che per tutta la vita la stella polare sarà una soltanto. I soldi. Alberto Vazzoler, 59 anni,di Musile di Piave, dentista prestato alla finanza dei paradisi fiscali, ha collezionato negli anni: un attico in piazza dei Frutti a Padova, uno nelle prestigiose torri del centro di Jesolo, un suv Maserati, una Jaguar e una barca ormeggiata in darsena a Jesolo. Residenza a Montecarlo, morosa con vent’anni di meno. Tutto questo grazie alla sua abilità nel movimentare capitali custoditi in Svizzera perché frutto di evasione fiscale. Vazzoler riusciva a far girare i soldi tra Repubblica Ceca e Dubai, facendoli tornare nelle disponibilità dei legittimi proprietari che potevano così tranquillamente continuare a essere fantasmi per il Fisco. Aveva un centinaio di clienti e a tutti chiedeva percentuali variabili tra il 5 e il 10 per cento.

La Guardia di finanza di Padova, che lo seguiva ormai da due anni, ha ricostruito un giro di denaro di oltre 46 milioni. In manette con l’accusa di riciclaggio sono finiti, oltre a Vazzoler, la compagna Silvia Moro, 36 anni di Roncade (Treviso); l’ex fidanzata Elena Manganelli Di Rienzo, 42 anni, padovana con residenza a Dubai; Albert Damiano, 58 anni, svizzero residente a Chiasso; Marco Suardi, 52 anni, bergamasco d’origine trapiantato in Svizzera.

Gli affari di questo gruppo, composto da persone (tutti tranne Silvia Moro) già coinvolte in numerose indagini per reati di natura fiscale, si impennano nel 2015. Precisamente dopo la firma del protocollo d’intesa tra Italia e Svizzera. L’accordo introduce lo scambio automatico delle informazioni finanziarie su richiesta dell’Agenzia delle Entrate. A questo punto chi per anni ha portato in Svizzera capitali da nascondere al Fisco, aveva davanti sostanzialmente due strade: la voluntary disclosure (collaborazione volontaria) per regolarizzare la propria posizione, oppure cercare portare via i soldi dalla Svizzera divenuta ormai “Paese della black list con accordo”. Vazzoler diventava punto di riferimento per questi ultimi. I clienti li procacciavano Albert Damiano e Marco Suardi. Vazzoler faceva partire bonifici dalle banche svizzere verso società fittizie nella Repubblica Ceca e Slovacca, motivati con l’acquisto di lingotti d’oro. Da qui poi partivano bonifici verso alcune società a Dubai. Negli Emirati Arabi Elena Manganelli di Rienzo riscuoteva in contanti il denaro e lo spediva a bordo di aerei di nuovo in Svizzera, a disposizione dei clienti. L’attuale compagna, la trentaseienne trevigiana, entra nell’inchiesta solo di riflesso ma non aveva ruoli operativi.

Quello concluso l’altro giorno è solo il primo filone d’indagine, coordinato dal procuratore Matteo Stuccilli e dal pubblico ministero Roberto D’Angelo. Ora per i militari della Guardia di finanza si apre la caccia ai clienti, alle persone che nascondevano i capitali in Svizzera e che con questo stratagemma miravano a eludere ancora una volta il Fisco. Le perquisizioni di venerdì hanno aperto uno squarcio nella vita di questo cinquantanovenne di Musile di Piave, che chi lo vedeva da fuori poteva solo immagine. “Ogni stanza un bagno, ogni bagno un maxi-schermo”, commenta uno dei finanzieri che ha battuto palmo a palmo i due attici di Padova e Jesolo. Duecentosettanta metri quadrati quello sulla torri di piazza Drago di Jesolo, duecentotrenta quello nel cuore di Padova. Idromassaggi, saune, preziosi dipinti, tappeti persiani e ogni altro genere di comfort. Le due residenze sono state sequestrate in applicazione della specifica normativa antimafia, così come la barca e le due auto di lusso, per un valore complessivo di oltre 2 milioni di euro. Tuttavia, non è stato facile aggirare i vincoli imposti dalle tutele che offre la residenza a Montecarlo di Alberto Vazzoler. I finanzieri hanno dovuto dimostrare che si tratta di una circostanza solo fittizia e che la sua vita, in realtà, si svolge tra Padova e Jesolo. «Questa attività incarna al meglio la vocazione della Guardia di Finanza, una polizia a presidio dei sistemi economico-finanziari» dice soddisfatto il comandante provinciale di Padova Fabio Dametto.

e.ferro@mattinopadova.it

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