Grandi navi a Venezia, è polemica. «Partiamo con Marghera»
Il sindaco Brugnaro: c’è l’ok del Comitatone, non serve aspettare il nuovo governo
di Alberto Vitucci
VENEZIA. «Delle cause tecniche non mi occupo: ho piena fiducia nella Capitaneria. Sulle grandi navi, da tempo diciamo che non devono più passare per il canale della Giudecca. È ora di dar corso alle decisioni prese dal Comitatone del 7 novembre. E partire finalmente con il progetto per la nuova Marittima a Marghera».
Seduto al Caffé Florian di piazza San Marco, dove ha presentato la mostra di dipinti di Riccardo Selvatico, il sindaco poeta che proprio al Florian fu a fine Ottocento tra gli inventori della Biennale d’Arte, il sindaco Luigi Brugnaro commenta così l’incidente avvenuto lunedì pomeriggio davanti al Molino Stucky. Una nave passeggeri da 70 mila tonnellate in avaria, i motori fermi. Qualche attimo di panico, ma alla fine i rimorchiatori riescono a tenerla e pian piano a riportarla agli ormeggi.
Un caso che ripropone di botto il tema delle grandi navi in laguna. Se fosse successo qualche centinaio di metri più avanti, vicino alla “curva” e all’isola di San Giorgio? «Ripeto, ho un grande rispetto per gli organi tecnici che si occupano di questo. Credo che non sarebbe successo nulla, le misure di sicurezza ci sono e si è visto».
Ma il tema è più ampio. Si può, a più di cinque anni dal naufragio della Costa Concordia e dal decreto Clini-Passera che vietava il transito delle navi nelle “aree sensibili” consentire ancora il passaggio dei giganti del mare davanti a San Marco e a pochi passi dalle case e dalle fondamente di Zattere e Giudecca? Negli ultimi mesi del suo mandato, il governo Gentiloni con l’ormai ex ministro Graziano Delrio aveva preso una decisione, votata dal Comitatone con la sola eccezione del sindaco grillino di Chioggia.
Grandi navi a Marghera, quelle medio grandi nell’attuale Stazione Marittima. Scavo del canale dei Petroli per consentire l’entrata in laguna delle navi da crociera dalla bocca di porto di Malamocco e non più dal Lido. Nuovo bacino di evoluzione a Marghera, e in futuro lo scavo del canale Vittorio Emanuele II, da dove fino agli anni Settanta le petroliere andavano a Marghera passando per San Marco.
Scelta presa, anche se contestata da molti. «Non è un atto di indirizzo, manca il progetto che non è mai stato sottoposto a Via», obiettavano i critici alla soluzione Marghera. Ma il sindaco insiste. «Abbiamo già detto e dimostrato che quella è la soluzione migliore, più economica e meno impattante, dai tempi rapidi, se vogliamo togliere le navi da San Marco»,
Tornano alla carica anche i tifosi del Venis Cruise 2.0, il nuovo terminal passeggeri al Lido, davanti all’isola artificiale del Mose. «Unico progetto che ha passato l’esame della Valutazione di Impatto ambientale, e adesso anche l’esame di legittimità del Tar», dicono i proponenti, le imprese genovese Duferco la Dp Consulting di Cesare De Piccoli. Ma si tratta dell’ipotesi bocciata dal consiglio comunale due anni fa, di cui il sindaco - e nemmeno il presidente del Porto Pino Musolino - non vuole sentir parlare.
«La sentenza del Tar non cambia nulla», scandisce Brugnaro, «per noi quel progetto non va bene. Non doveva nemmeno essere presentato alla Valutazione di impatto ambientale. Abbiamo deciso insieme al Porto e alla Regione che Marghera è la soluzione migliore. Proposta approvata dal Comitatone».
Dunque, bisogna andare avanti su quella strada. E per accelerare i tempi, il sindaco lancia una proposta. «Siamo in attesa di input dal nuovo governo. Ma intanto quella di Marghera è una decisione votata dal Comitatone. Dunque si potrebbe cominciare ad avviare il progetto, con l’Autorità portuale, la Regione, il Comune».
Il rischio altrimenti è che le navi continuino ancora per lungo tempo a transitare davanti a San Marco e nel canale della Giudecca. Anche se l’ordinanza firmata un mese fa dall’ammiraglio comandante della Capitaneria di porto, Goffredo Bon, pone limiti severi. «Con le nuove limitazioni navi come quella non avrebbero l’autorizzazione a passare», dice la Capitaneria.
«Dimostra che ognuno sta facendo il suo lavoro con grande competenza», conclude Brugnaro, «dell’algoritmo che hanno studiato per consentire il passaggio nella fase transitoria alle navi più moderne non mi interesso. Quello è lavoro dei tecnici. L’importante è abbreviare i tempi. E andare avanti con l’ipotesi Marghera. È l’unica che ci risolve il problema grandi navi in tempi brevi».
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