Baby ladri rubavano biciclette e le vendevano su Facebook
Tre ragazzini, dopo anni di udienze e ramanzine dei genitori, hanno ottenuto il perdono giudiziale Il tribunale dei minori li ha graziati dalla condanna in virtù della maturazione comportamentale
Alessandro Abbadir
MESTRE. Tre minorenni rubano biciclette da una piazza in un centro della Riviera del Brenta, cercano di venderle, ma, all’appuntamento, si trovano davanti i carabinieri, che li fermano. Ora, dopo anni di udienze pianti e ramanzine dei genitori, giovedì scorso agli ex quindicenni il Tribunale dei minori di Venezia ha dato il perdono giudiziale, un provvedimento che di fatto “grazia” i ragazzi dall’emissione della condanna e della pena anche in considerazione della maturazione comportamentale avuta dai tre in questi ultimi anni.
Tutto era accaduto circa tre anni fa quando i giovani un quattordicenne, un quindicenne e un sedicenne, amici e studenti alle scuole superiori, hanno avuto la bella idea di trasformarsi in ladri organizzati. Di sera si sono recati nella piazza del paese e hanno tagliato le catene con cui erano bloccate due costose bici. A quel punto, le bici i tre le hanno nascoste nel garage di casa di uno del gruppo. Nei giorni successivi hanno cercato di vendere le biciclette online e hanno pubblicato un annuncio che non è passato inosservato al proprietario di una delle due bici: subito contattati i carabinieri. La bicicletta, messa in vendita a 200 euro, a prezzo, per così dire stracciato, era proprio la sua. Non c’erano dubbi, la foto lo dimostrava e lo attestava anche la descrizione della stessa nella denuncia per furto contro ignoti fatta la mattina dopo la sottrazione ai carabinieri. I tre ragazzini, nell’annuncio online sul sito specializzato in acquisti e vendite di cose usate, chiedevano di essere pagati in contanti e avevano lasciato anche un cellulare per essere contattati.
I carabinieri hanno subito capito che si trattava o di ricettatori o di ladri. I tre minorenni, incensurati, si sono presentati baldanzosi all’appuntamento, ma i finti acquirenti erano invece carabinieri che li hanno invitati a seguirli in caserma. Le biciclette sono state recuperate e restituite dagli stessi ai legittimi proprietari. Il mondo ai tre minorenni è caduto addosso in quel momento. Pianti davanti ai carabinieri e ramanzine dei genitori a non finire. Si sono resi conto ancor di più di averla fatta grossa quando sono stati incriminati per furto e ricettazione e sono stati spediti a processo.
«In tutti questi anni però», spiega Emanuele Compagno l’avvocato di uno dei tre minori, «questi giovani si sono resi contro di aver fatto una grossa cavolata. A loro favore ha giocato il fatto che, oltre a essere incensurati e la non gravità del reato, hanno avuto negli anni successivi una condotta esemplare».
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