«Grandi navi, necessario che escano dalla laguna»
Ilaria Borletti Buitoni, ormai a fine mandato, è per la soluzione drastica «Siano spostate a Trieste, migliorando il collegamento ferroviario con la città»
di Enrico Tantucci
«Per risolvere il problema del passaggio delle Grandi Navi a Venezia, credo ormai sia necessaria una soluzione drastica: estrometterle definitivamente dalla laguna. Bisogna ragionare in termini di sistema dell’Alto Adriatico e allora il polo croceristico può spostarsi a Venezia, che non ha i problemi di Trieste, migliorando i collegamenti ferroviari, oggi carenti, tra la città giuliana e quella lagunare, per consentire comunque ai croceristi di arrivare agevolmente in laguna». A parlare così è il sottosegretario ai Beni Culturali, con delega per i siti Unesco come Venezia, Ilaria Borletti Buitoni, che sta per concludere il suo incarico di Governo. Oggi sarà a Venezia, di cui vuole continuare a occuparsi, per essere protagonista di un dibattito (organizzato dal Pd) alle 17.30 in Sala San Leonardo dal titolo “Venezia Patrimonio Collettivo - I beni comuni tra tutela e sviluppo”, ma intanto, a bilancio di quello che è stato il suo impegno nei confronti della città, delinea un quadro non rassicurante della situazione della città rispetto all’invasione turistica ormai quotidiana.
Sottosegretario Borletti Buitoni, sul problema Grandi Navi questa legislatura di Governo si chiude con un altro nulla di fatto. Non è neppure chiaro se gli intendimenti sui progettivi alternativi, da Marghera al canale Vittorio Emanuele, presi nell’ultimo Comitatone siano stati poi effettivamente tradotti in un documento ufficiale.
«Mi spiace molto che questa legislatura, per quanto riguarda il problema del passaggio delle Grandi Navi a Venezia si concluda senza aver trovato una soluzione. Ho l’impressione che i tracciati alternativi ora proposti, come già avvenuto per quello dello scavo del canale Contorta, siano di difficile realizzazione e dunque destinati a rimanere sulla carta, con l’unico risultato concreto che le navi da crociera continuano a passare indisturbate dal Bacino di San Marco. Al massimo si arriverà a una regolazione migliore dei passaggi. Per questo auspico la loro estromissione definitiva dalla laguna, spostandole a Trieste».
Una soluzione ottimale dal punto di vista ambientale per Venezia, ma che avrebbe però un forte contraccolpo occupazionale sui lavoratori del Porto impegnati nel settore croceristico.
«Me ne rendo perfettamente conto, per questo servirebbe un processo di riconversione e una strategia sul turismo a Venezia che invece non vedo minimamente. Ci si limita a seguire più o meno passivamente l’andamento dei flussi turistici. Si dice di volerli controllare, ma poi si dà il via libera alla realizzazione di una moltitudine di alberghi a basso costo a Mestre che non faranno altro che scaricare ancora più turisti escursionisti sui Venezia. Che senso ha limitare gli accessi turistici in Piazza S. Marco, nonostante l’ottima iniziativa del ministro Minniti, se poi li si aumenta a dismisura e senza controllo in tutto il resto della città? Il problema della regolazione dei flussi turistici va vista in ambito metropolitano».
Intanto continuano a diminuire i residenti.
«Ormai sono solo poco più di 50 mila e bisognerebbe pensare a loro prima che ai turisti. Ma mi dicono che il sindaco Luigi Brugnaro abbia un notevole consenso, oltre agli indubbi meriti per aver riequilibrato il bilancio del Comune. Se i cittadini veneziani condividono questo modello di sviluppo urbano, non vedo grandi possibilità che esso possa cambiare. Ma Venezia, con la sua laguna, è un gioiello prezioso che così si rischia di compromettere».
C’è chi dice che il problema Venezia non può essere affrontato solo dal Comune, che servono più risorse.
«Se una città ha trenta milioni di turisti all’anno e risorse economiche conseguenti che entrano in città, il primo problema è forse come viene distribuita questa ricchezza. Il bilancio del Comune è andato in dissesto in passato nonostante gli introiti della Legge Speciale che ora si sono ridotti».
Perché tutte le risorse, 5,6 miliardi di euro, sono andati al Mose, che ora non si sa neppure come e quando entrerà in funzione.
«Questo è veramente pazzesco. Non sono un tecnico per giudicare la funzionalità del Mose, ma con quei fondi sarebbe stato possibile salvare Venezia, tutta la sua laguna e affrontare seriamente anche il controllo del turismo. Credo che i veneziani dovrebbero chiudere conto alle istituzioni nazionali e anche locali di come è stata spesa quella montagna di denaro. Perché non credo si possano assolvere neanche le amministrazioni comunali che, al di là dei distinguo, non si sono mai opposte seriamente, tutte, alla realizzazione del Mose».
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