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«Attenzione alla monocultura turistica»

Buzzacchi, presidente dell’Ordine degli architetti, ha partecipato al convegno “Le città del futuro”

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Le città del futuro per essere all’avanguardia e a misura di residenti, hanno bisogno di svilupparsi seguendo una visione che interconnetta ogni parte all’altra, altrimenti si rischia di concentrarsi solo su singole aree. Un esempio è la zona di via Ca’ Marcello a Mestre che, dopo la costruzione degli ostelli, sta diventando esclusivamente turistica. «Una città ha bisogno di quello che in urbanistica si chiama mixité, una diversità diffusa che non porti alla monocultura» ha spiegato ieri al Terminal 103 Anna Buzzacchi, presidente dell’Ordine degli Architetti Pianificatori, Paesaggisti e Conservatori della provincia di Venezia, invitata al convegno sul ruolo delle città nei programmi elettorali. «Un altro esempio sono i Pili che vanno visti all’interno di un progetto generale, a partire dalla riorganizzazione della mobilità e degli accessi a Venezia. È in questo modo che bisogna affrontare lo sviluppo della città, altrimenti se interveniamo per pezzi non diamo la possibilità di creare quell’integrazione che è necessaria per una crescita di tutto il territorio e per dare risposte ai bisogni degli abitanti».

Buzzacchi ha aggiunto che l’occasione dell’amministrazione per spiegare ai cittadini la visione di tutta la città, potrebbe essere quella di illustrare il piano degli interventi in modo da comunicare qual è il futuro del nostro territorio. Il convegno «Le città del futuro» sul Nord Est è il quinto di quattordici tappe in Italia, volto a inserire attivamente questo tema nella campagna elettorale, a partire da una ricerca commissionata al Cresme sul territorio. I temi emersi ieri sono stati in particolare la crescita del Nord Est, il consumo del suolo e il calo demografico previsto. Il consumo del suolo include un dibattito noto: come rigenerare l’esistente? Su questo punto il presidente nazionale degli architetti Giuseppe Capocchin ha detto che è urgente che la politica pensi a forme di defiscalizzazione che incentivino le imprese a investire sul tessuto urbano già presente. «Costa di più, ma può essere un ulteriore volano per l’economia». In Veneto, come scritto ieri dal Sole 24 Ore, ci sono 92 mila capannoni industriali (uno ogni 54 abitanti). «I dati esposti sono chiari» ha aggiunto Buzzacchi, «dobbiamo occuparci di lavoro per le nuove generazioni, in particolare a Venezia, creare posti non solo legati al turismo, altrimenti perderemo ancora più residenti». Secondo la presidente sono due i punti forti della città su cui vale la pena investire: la fibra ottica, investimento prezioso che aumenta ancora di più le potenzialità della città e, di conseguenza, la possibilità di fare dei palazzi le sedi di rappresentanza di società: «Pensiamo al Porto» ha concluso «se torna a essere una delle realtà più importanti potrebbe accogliere negli edifici le sedi delle società».

Vera Mantengoli

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