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Venezia, era stato arrestato per droga il proprietario dell'osteria del salasso ai turisti

Nel 2015 Cheny Zheng fu fermato in aeroporto e si difese: «Guadagno 10 mila euro al mese e ho una Porsche da 300 mila». Storia di una potente famiglia di imprenditori cinesi proprietari di alberghi, negozi, locali, slot

Carlo Mion
1 minuto di lettura
L'osteria da Luca, lungo le Mercerie 

VENEZIA. Dietro all’Osteria da Luca, c’è l’impero della famiglia cinese Zheng. Un impero costruito partendo da un ristorante a Rialto il Nanchino aperto nella seconda metà degli anni Novanta del secolo scorso. Lentamente da quel ristorante la famiglia ha messo le radici su altre strutture diventando proprietaria di alberghi e ristoranti, Poi sono arrivati i negozi di borse.

[[(gele.Finegil.StandardArticle2014v1) Venezia, vigili all’Osteria da Luca: maxi multa da 20 mila euro]]

Così, giorno dopo giorno, le Mercerie sono diventate sempre più cinesi dove tutti funziona con un’economia a circuito chiuso che arricchisce sempre di più la famiglia Zheng. Fino ad oggi non è mai emerso nulla di illegale: molto probabilmente l’arricchimento è il frutto dell’abilitò di mantenere l’economia chiusa attorno alle attività di famiglia. E questo non è certo reato.

C’è un episodio che fa capire lo spessore economico degli Zheng e risale all’ottobre del 2015, quando all’aeroporto di Tessera Cheny Zheng, proprietario dell’Osteria da Luca viene arrestato con 48 pastiglie di Ecstasy e dieci fialette di ketamina nella valigia. Il racconto che il giovane, allora 30enne, fa al giudice durante la convalida è emblematico. Tornava da Las Vegas, la capitale mondiale del gioco d’azzardo dove i casinò non si contano. Vi era rimasto due mesi. La sua passione infatti è il gioco d’azzardo e per questo ha aperto diverse sale gioco di video-lottery anche in centro storico.

Già allora gestiva l’Osteria da Luca, oltre ad un albergo, mentre la madre era titolare del ristorante «da Gioia» in calle dei Fabbri e anche lei ha un albergo. E, proprio durante l’interrogatorio, il giovane spiegò che guadagnava circa diecimila euro al mese e che l’anno precedente aveva pagato centomila euro all’Erario di tasse. Infine, ha spiegato al giudice che la madre gli aveva appena regalato una «Porsche», dal valore di 300 mila euro. Spiegò tutto questo per sottolineare che non aveva bisogno di spacciare per avere soldi in tasca e quindi la droga trovata era per uso personale.


 

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