«Basta scelte a danno della laguna ora i politici dicano no al Mose»
La presidente di Italia Nostra irrompe nella campagna elettorale e chiede ai candidati di esprimersi Fersuoch: «Sperperato tanto di quel denaro che avrebbe potuto essere investito in opere migliori»
di Alberto Vitucci
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VENEZIA. «Tra poco ci sono le elezioni. Ci aspettiamo che qualche schieramento politico abbia finalmente il coraggio di dire che è ora di abbandonare il progetto Mose». Una provocazione che va dritta la bersaglio, quella lanciata ieri da Italia Nostra. Che chiede conto alla politica di «scelte sbagliate che adesso rischiano di pesare sui cittadini». «Da trent’anni la nostra associazione si batte contro il progetto Mose», scrive la presidente della sezione veneziana Lidia Fersuoch, «a parte pochi esperti indipendenti e qualche altra associazione, solo dopo l’inchiesta giudiziaria iniziata nel 2014 l’opinione pubblica e le istituzioni hanno incominciato ad avere dubbi su molti aspetti del progetto, tra cui quelli tecnologici».
«Nessun decisore però», continua l’esponente di Italia Nostra, «si è espresso in maniera chiara per fermare il progetto, nonostante i gravissimi problemi insorti durante la costruzione e la pervicace mancanza di verifica della possibilità di fallanza del sistema per risonanza delle paratoie (certificata dalla verifica della società Principia), problemi di cui la popolazione è tenuta completamente all’oscuro».
Fersuoch ripercorre il cammino degli ultimi anni, fatto di esposti e denunce spesso inascoltate all’Unione europea, alla magistratura penale e alla Corte dei Conti. «Oltre ad aver alimentato ogni tipo di corruzione, aver devastato la Laguna e provocato subsidenza», scrive ancora la presidente dell’associazione, «il Mose ha drenato una quantità di denaro che, se investita altrimenti, avrebbe potuto portare a veri benefici ambientali, economici e sociali».
Una strada, quella delle alternative, che però nessuno ha mai voluto studiare seriamente, come denunciato ieri alla [/FIRMA&TESTA]Nuova dall’ex sindaco Massimo Cacciari. «Cantone non capisce cosa non va del Mose? Basta che si legga le migliaia di pagine prodotte dalla mia amministrazione. Capirà». E adesso Italia Nostra, che non sempre è stata in linea con quanto proposto dall’ex sindaco, chiede ai candidati della politica di «dare un segnale». «Abbiano il coraggio di annunciare l’abbandono definitivo del progetto Mose», dice Fersuoch, «ci sarà poi tempo per ripensare a soluzioni tecnologicamente più utili e affidabili. Solo di manutenzione il Mose costerà almeno 80 milioni all’anno e, inoltre, comporterà la gravissima manomissione dell’Arsenale».
Perché il prossimo passo del grande progetto prevede l’adattamento dell’area dei bacini di carenaggio per farne il luogo della manutenzione delle paratoie. Con la chiusura definitiva della parte dell’Arsenale Novissima e la costruzione di un nuovo grande edificio dove procedere con le lavorazioni: dipintura e pulizia delle 78 paratoie, che dovranno essere portate all’Arsenale, una al mese.
«La manutenzione delle paratoie del Mose», osserva la presidente, «nonostante molte opposizioni avrà sciaguratamente luogo in Arsenale, accanto ai monumentali Bacini di carenaggio del XIX secolo, in pietra d’Istria, che cesseranno così di essere produttivi. La trasformazione della destinazione dello storico Arsenale da cantieristica a industriale sarà l’ultimo regalo avvelenato del Mose a Venezia. Ci attendiamo dunque che qualche forza politica si opponga recisamente anche a tale colpevole distruzione. Le elezioni sono alle porte».
Nel 2010, quando si trattò di eleggere il successore di Massimo Cacciari e scegliere fra Renato Brunetta e Giorgio Orsoni, la campagna elettorale venne condotta all’insegna del Mose. Ministri del governo Berlusconi e dirigenti dello Stato si schierarono allora a favore della grande opera. Quattro anni dopo, gli arresti e il grande scandalo venne alla luce.
«Nessun decisore però», continua l’esponente di Italia Nostra, «si è espresso in maniera chiara per fermare il progetto, nonostante i gravissimi problemi insorti durante la costruzione e la pervicace mancanza di verifica della possibilità di fallanza del sistema per risonanza delle paratoie (certificata dalla verifica della società Principia), problemi di cui la popolazione è tenuta completamente all’oscuro».
Fersuoch ripercorre il cammino degli ultimi anni, fatto di esposti e denunce spesso inascoltate all’Unione europea, alla magistratura penale e alla Corte dei Conti. «Oltre ad aver alimentato ogni tipo di corruzione, aver devastato la Laguna e provocato subsidenza», scrive ancora la presidente dell’associazione, «il Mose ha drenato una quantità di denaro che, se investita altrimenti, avrebbe potuto portare a veri benefici ambientali, economici e sociali».
Una strada, quella delle alternative, che però nessuno ha mai voluto studiare seriamente, come denunciato ieri alla [/FIRMA&TESTA]Nuova dall’ex sindaco Massimo Cacciari. «Cantone non capisce cosa non va del Mose? Basta che si legga le migliaia di pagine prodotte dalla mia amministrazione. Capirà». E adesso Italia Nostra, che non sempre è stata in linea con quanto proposto dall’ex sindaco, chiede ai candidati della politica di «dare un segnale». «Abbiano il coraggio di annunciare l’abbandono definitivo del progetto Mose», dice Fersuoch, «ci sarà poi tempo per ripensare a soluzioni tecnologicamente più utili e affidabili. Solo di manutenzione il Mose costerà almeno 80 milioni all’anno e, inoltre, comporterà la gravissima manomissione dell’Arsenale».
Perché il prossimo passo del grande progetto prevede l’adattamento dell’area dei bacini di carenaggio per farne il luogo della manutenzione delle paratoie. Con la chiusura definitiva della parte dell’Arsenale Novissima e la costruzione di un nuovo grande edificio dove procedere con le lavorazioni: dipintura e pulizia delle 78 paratoie, che dovranno essere portate all’Arsenale, una al mese.
«La manutenzione delle paratoie del Mose», osserva la presidente, «nonostante molte opposizioni avrà sciaguratamente luogo in Arsenale, accanto ai monumentali Bacini di carenaggio del XIX secolo, in pietra d’Istria, che cesseranno così di essere produttivi. La trasformazione della destinazione dello storico Arsenale da cantieristica a industriale sarà l’ultimo regalo avvelenato del Mose a Venezia. Ci attendiamo dunque che qualche forza politica si opponga recisamente anche a tale colpevole distruzione. Le elezioni sono alle porte».
Nel 2010, quando si trattò di eleggere il successore di Massimo Cacciari e scegliere fra Renato Brunetta e Giorgio Orsoni, la campagna elettorale venne condotta all’insegna del Mose. Ministri del governo Berlusconi e dirigenti dello Stato si schierarono allora a favore della grande opera. Quattro anni dopo, gli arresti e il grande scandalo venne alla luce.
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