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Violenza sessuale di gruppo, tutti assolti

Sotto accusa due allenatori e cinque giocatori della squadra di football americano Islanders, la pm aveva chiesto 29 anni

di Rubina Bon
2 minuti di lettura
Violenza sessuale di gruppo, percosse, lesioni personali e violenza privata per una sorta di rito di iniziazione di un giocatore, un ventenne veneziano alla sua prima partita di football americano. La pubblico ministero Lucia D’Alessandro aveva chiesto complessivamente 29 anni di condanna per due allenatori (3 anni e 8 mesi ciascuno) e cinque atleti (4 anni e 4 mesi) degli Islanders Venezia. Ieri il colpo di scena contenuto nelle poche parole del dispositivo letto dalla presidente del tribunale collegiale Sara Natto, a latere Enrico Ciampaglia e Claudia Gualtieri: tutti gli imputati sono stati assolti per non aver commesso il fatto. Un incubo durato quattro anni di processo per gli allenatori Stefano Brutesco, 52 anni di Mogliano, e Tommaso Canuto, 50 anni di Mestre (entrambi difesi dagli avvocati Tommaso Bortoluzzi e Vito Grillo), e per i giocatori Giancarlo Serio, 38 anni di Mestre (avvocato Carlo Favaro), Marco Grinzato, 27 anni di Mestre (avvocato Carmela Parziale), Giacomo Canal, 28 anni di Mogliano (avvocato Cristina Martini), Stefano De Giorgi, 40 anni di Martellago (avvocati Iacopo Gobbato e Gaetano Giordano), Claudio Pavanello, 43 anni di Mestre (avvocato Antonio Forza).

Alla lettura del dispositivo – per le motivazioni i giudici si sono presi 90 giorni di tempo – erano presenti alcuni degli imputati con i familiari: entusiasmo e soddisfazione per l’esito del procedimento, misto però alla rabbia per il lungo tempo trascorso a giudizio. Gli imputati, infatti, oltre alle sanzioni disciplinari di cui sono stati destinatari da parte della Federazione sportiva, hanno patito conseguenze anche sul piano personale e professionale. L’episodio finito al centro del processo risale al giugno del 2011, al primo piano del pullman che riportava gli Islanders a Venezia dopo la trasferta a Trieste contro la squadra dei Muli.

La vittima, stando alle accuse mosse dalla pubblico ministero D’Alessandro agli imputati, sarebbe stato costretto a subìre alcuni “riti”. Il “rito della frutta”, con il debuttante costretto a correre nudo lungo il corridoio del pullman mentre i compagni lo picchiavano, anche con le mazze da baseball in plastica; il “rito della covata”, con la vittima immobilizzata mentre i compagni appoggiavano il sedere nudo sul viso; il “rito dell’investitura”, che prevede di appoggiare il pene sulla testa e sulla spalla della vittima; infine il “rito della mungitura” dei genitali. Sceso dal pullman sconvolto e ferito, il giovane era andato al pronto soccorso dove erano state refertate le lesioni. In seguito alla denuncia, erano stati identificati i presunti autori del rito di iniziazione che sono finiti a processo. La vittima si era costituita parte civile con l’avvocato Gabriele Annì, chiedendo un risarcimento di un milione e in subordine una provvisionale da 350mila euro: da quell’episodio, aveva sostenuto il difensore, il ragazzo è rimasto segnato e all’epoca aveva dovuto seguire un percorso psicoterapeutico per superare quel fatto. Nella sua requisitoria, la pubblico ministero D’Alessandro aveva differenziato le richieste di condanna sostenendo che i giocatori avevano avuto un «ruolo attivo», mentre i due allenatori avevano partecipato all’episodio con la loro presenza, tanto che la stessa vittima li aveva definiti «spettatori divertiti». Secondo la sostituto procuratore, il reato di violenza sessuale si può configurare anche se la vittima si sente violata nell’intimità. Proprio come, secondo la sua lettura, sarebbe successo sul pullman degli Islanders. Una interpretazione che il tribunale non ha condiviso.

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