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«Mettere subito le Tese a disposizione della città»

L’ex assessore D’Agostino spera che l’apertura del ministro non sia «solo un auspicio» «Bastano 15 giorni per capirlo, il problema è che manca una struttura di gestione»

di Enrico Tantucci
2 minuti di lettura
«Se le parole pronunciate dal ministro della Difesa Roberta Pinotti all’Arsenale due giorni fa sulla volontà di mettere a disposizione della città gli spazi che la Marina militare ora detiene corrispondono a una volontà reale, ci sono alcune cose che il comando potrebbe fare nel giro di due settimane per aprire realmente i suoi spazi ai veneziani. Innanzitutto consentire loro di passeggiare intorno al Bacino, passando per il Piazzale della Campanella, ora interdetto per una servitù militare che non ha ragione d’essere. Poi mettere a disposizione della città le Tese antistanti il Bacino dell’Arsenale che occupano da anni, ma senza farne alcun uso. Potrebbero essere anch’esse essere subito restituite al Comune per utilizzarle. Va benissimo organizzare ogni tanto un convegno di prestigio come quello di questi giorni o quello di fine novembre sulla logistica dei porti, ma questo non significa aprire l’Arsenale alla città».

A parlare in questi termini è l’architetto Roberto D’Agostino, a lungo assessore comunale all’Urbanistica e poi presidente della società Arsenale Venezia spa, che si occupava appunto – in condominio tra Comune e Demanio – della gestione del complesso e che poi è stata sciolta.

Con un filo di polemica perché in questi anni la Marina si è guardata bene dal mettere a disposizione, anche in parte, i suoi spazi per la città, tenendoli anche bloccati per ambiziosi progettio, come quello del Museo del Mare, che non sono però mai decollati. Per questo D’Agostino è diffidente e un po’dubbioso, sull’effettiva apertura della Marina militare dei suoi spazi alla città.

«Ne parliamo da anni» commenta. «Ma finora non è successo. E tutto ciò sconta anche il fatto che non c’è più una struttura di gestione dell’Arsenale, ora che il Comune ne ha assunto direttamente la proprietà e avrebbe dunque tutto l’interesse a gestirlo nel modo migliore. Invece si limita a affidare gli spazi a Vela, la sua partecipata, perché li affitti di tanto in tanto per mostre o altri eventi. Per struttura adeguata si intende qualcosa di simile a ciò che viene fatto in tutto il mondo civile quando si debbono affrontare tematiche di questa complessità, come avviene per Pompei o per la Reggia di Caserta che non sono certo gestiti da uffici periferici di quei Comuni, che nel caso di Venezia per l’Arsenale sono stati oltretutto sciolti».

La reale volontà della Marina militare di aprire i suoi spazi alla città dovrebbe dunque combinarsi – secondo D’Agostino – con la reale presenza di un’istituzione-Arsenale che governi l’area e ne verifica l’uso funzionale.

«Ma al Comune non sembra interessare» spiega ancora l’ex assessore, «visto che non ha avviato ancora alcun progetto di rilancio, che lascia inutilizzati spazi come l’ex Caserma dei sommergibilisti che potrebbero avere un uso residenziale per tutto il complesso e che non si preoccupa neppure di controllare l’utilizzo effettivo da parte dei suoi “inquilini”. Dalla Biennale che utilizza i propri contenitori all’Arsenale per importanti manifestazioni che durano però solo alcuni mesi all’anno, potendo quindi metterli a disposizione quando non li ha in uso. Alla Marina militare che non fa nemmeno quello, visto che, almeno sino ad oggi, i suoi spazi se li è tenuti e basta». D’Agostino ricorda che lo stesso Consorzio Venezia Nuova con l’ex Magistrato alle Acque ha ridotto la propria disponibilità di spazi all’Arsenale, avvicinandosi la conclusione del progetto Mose e che anche in questa direzione il Comune potrebbe quindi muoversi per recuperali al meglio. Si tratta ora di capire quali saranno i passi effettivi della Marina militare per rendere maggiormente fruibili ai veneziani i propri spazi dell’Arsenale, per capire se il ministro della Difesa Pinotti ha formulato solo un auspicio, o se qualcosa è davvero destinato a cambiare.

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