Tant’è al banco degli imputati è rimasta ora solo Francesca Zaccariotto. Ieri, davanti alla Corte presieduta da Savina Caruso, sono stati sentiti come testi il maggiore dei carabinieri Enrico Risottino (attuale vicecomandante dei Ros del Veneto) e il maresciallo addetto alle intercettazioni, che hanno ricostruito l’indagine, nata come costola di un’altra inchiesta, quando ad ottobre 2012 venne arrestato con un chilo di cocaina Luca Franconese. Fu lui che agli investigatori fece il nome di Maritan, sostenendo che avesse ottenuto l’incarico di guardiano dei parchi a San Donà grazie alla sua conoscenza con la sindaca. A questo punto, per un mese i carabinieri misero sotto controllo i telefoni di Maritan, dei funzionari del Comune e della stessa Zaccariotto. C’è mai una telefonata tra il pregiudicato e la sindaca? Chiede l’avvocato difensore Pinelli: «No», rispondono gli investigatori, sostenendo che «parlare dell’interessamento di Zaccariotto furono i testi».
I carabinieri ricordano poi di aver messo una microspia anche nella sala d’aspetto della caserma, il giorno in cui hanno convocato come teste l’impiegata Sellan e la funzionaria Eugenia Candosin, alla quale consegnarono invece l’informazione di garanzia: «Indagata per 323 e 479», disse lei all’uscita alla collega, «devo ringraziare la Zaccariotto». «Questa è la prima volta che viene fuori il nome di Zaccariotto», evidenzia in udienza la pm Carlotta Franceschetti.
In un’altra intercettazione, Candosin parlando del bando sui lavori socialmente utili con un tal Lino, dice di aver fatto «una cosa ad hoc, ma sono arrivate tante più domande del previsto». Secondo Risottino i testi raccontano che nei mesi in cui Maritan era guardiano ai parchi era anche «impegnato in attività di smercio e spaccio di droga. Non era sempre a San Donà, ma mobile sul territorio a Eraclea, Jesolo». Ma c’è una prova diretta che in orario di guardiania fosse altrove? Chiede la presidente Caruso: «No», risponde l’investigatore. Il processo proseguirà il 24 novembre: Zaccariotto ha fatto sapere di voler essere interrogata, per difendersi. (r. d. r.)
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