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«Posizioni di rendita bloccano l’Arsenale»

L’ex assessore D’Agostino: «Manca un progetto strategico? Questa è la scoperta dell’acqua calda». Lo Iuav: bisogna creare una banca dati per la manutenzione

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«Mancano un progetto strategico e una guida unitaria per il recupero dell’Arsenale? È la scoperta dell’acqua calda». Reagisce così Roberto D’Agostino, ex assessore all’Urbanistica e per anni consigliere della società Arsenale, poi sciolta dal Comune, alle proposte emerse dal convegno di palazzo Ducale. Uno studio Iuav coordinato dall’ex rettore Carlo Magnani e dal professor Stefano Rocchetto che per la prima volta raccoglie dati e progetti sullo storico complesso monumentale.

Con lo scopo, ribadisce Magnani, «di creare una grande banca dati. E di avviare attività di manutenzione conservazione che possano aprire la struttura alla città. Il passaggio di proprietà al Comune, nel 2012, non ha cambiato granché. «Ma una struttura dedicata alla conservazione dell’Arsenale non era (e non è) per nulla gradita a chi sull’Arsenale lucra posizioni di rendita», accusa D’Agostino, «non era gradita agli accordi Comune/Consorzio Venezia Nuova per lasciare al Consorzio tutta la parte nord dell’Arsenale, non è gradita ai comandi locali della Marina che occupano un’enormità di spazi impropri e impediscono l’accesso ai bacini e la percorribilità di tutto l’Arsenale, non è gradita alla Biennale che ha un monopolio d’uso e di sfruttamento di aree proprie e improprie e che impedisce l’accesso ai veneziani di oltre la metà dell’intero complesso.

«Non è vero che progetti per l’Arsenale non ci siano», continua, «un piano industriale che prevede il recupero di tutta la parte nord dell’Arsenale e individua procedure, soggetti, fondi e tempi per tale recupero elaborato dalla fu Società Arsenale, che ha recuperato a costo zero tutti gli spazi (circa 10.000 metri quadri) aperti al pubblico e assegnati a Vela, giace in qualche cassetto dell’Amministrazione lì seppellito dalla precedente giunta comunale. E non è vero che non ci siano proposte interessanti e praticabili fatte dalle associazioni per rendere “da subito” più utilizzabili e vivibili vaste parti dell’Arsenale. Il problema è che questi programmi e queste proposte non godono di nessuna audience, perché l’intreccio dei poteri di cui ho detto, che vedrebbero perdere una quota dei propri attuali privilegi, è così forte da impedire alla stessa amministrazione, che rappresenta gli interessi di tutti, oltre che quelli di ciascuno, di ascoltare le voci che vengono della città. Non ultima quella dello Iuav, e di muoversi come potrebbe e dovrebbe nella direzione del recupero dell’Arsenale attraverso la redazione di un progetto strategico e la formazione di una struttura in grado di realizzarlo e gestirlo». (a.v.)

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