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Coletto: «Linea giusta la profilassi salva vite Errori? Può capitare»

L’assessore alla Sanità: «Io non avrei agito per decreto ma chi parla di “Regione no vax” dice una sciocchezza»

di Filippo Tosatto
2 minuti di lettura
«Forse abbiamo commesso un errore di metodo, io avrei ventilato una moratoria vaccinale nel ricorso alla Corte Costituzionale anziché procedere per decreto dirigenziale; detto questo, rivendico la bontà del nostro obiettivo: favorire l’inclusione dei bambini già iscritti ad asili e materne concedendo più tempo ai genitori per sottoporli a vaccinazione, senza ansia né confusione. Chi parla di Regione No vax, vaneggia: la delibera che prevede una percentuale di copertura del 95% nelle classi reca la mia firma: l’“effetto gregge” che l’Oms indica come obiettivo, noi l’abbiamo l’abbiamo già prescritto per legge».

Luca Coletto, l’assessore alla sanità del Veneto, rompe il silenzio dopo una settimana di fuoco per Palazzo Balbi, scandita via via dall’impugnazione della “legge Lorenzin” alla Consulta e dal decreto di moratoria dell’obbligo vaccinale firmato dal direttore Domenico Mantoan, lesto però a revocarlo a furor di popolo d’intesa con Luca Zaia; fino alla “mail informale” del manager al ministero della Salute che ha elettrizzato Beatrice Lorenzin e indispettito il governatore leghista, con il gelo calato tra i due culminato nella profferta di dimissioni di Mantoan respinta all’istante dal politico leghista.

Coletto, nella circostanza, si è ritrovato vaso di coccio tra vasi di ferro (en passant non è stato invitato alla riunione dello staff presidenziale che ha sancito la sospensiva), ora però evita di maramaldeggiare sebbene i suoi rapporti con il vulcanico direttore del welfare siano lontani dall’idillio. «A tutti capita di sbagliare nei tempi o nei modi», riprende «forse c’è stato un difetto di comunicazione ma Zaia e Mantoan hanno chiuso l’incidente comportandosi da galantuomini. Confermo la nostra volontà di assicurare fino in fondo la profilassi infantile che ha salvato intere generazioni da malattie mortali. Altro che untori: io mi sono vaccinato pubblicamente per dare l’esempio».

Resta la sensazione di un passo falso, percepito come tale dall’opinione pubblica... «Un attimo, distinguiamo la sostanza dai dettagli. La nostra iniziativa è partita dalla critica verso la legge Lorenzin, che giudichiamo pasticciata e incoerente. Il suo decreto originario era addirittura inapplicabile, tanto che il Parlamento l’ha modificato in più parti, salvo licenziarlo a fine luglio, mettendo in subbuglio le famiglie. Anche la Francia, in questi giorni, ha legiferato in materia ma le nuove norme avranno effetto a partire dall’anno prossimo. In Veneto abbiamo costruito un modello fondato sul dialogo e la collaborazione con le mamme e i papà, ora il rischio di abbandono crescerà». E i pericoli di contagio? «Detto della garanzia costituita dall’“effetto gregge”, ricordo che la stessa legge nazionale sull’obbligo permette la frequenza a bimbi non vaccinati purché dotati di prenotazione. In ogni caso, noi sosteniamo che permangono elementi contraddittori, perciò rivolgeremo un quesito al Consiglio di Stato. Io sono fiducioso».

Tant’è. Tra gli stessi consiglieri di maggioranza si respira perplessità per la conduzione della vicenda e c’è chi lamenta «reazioni negative sul territorio». La capogruppo della Lista Zaia, Silvia Rizzotto, non si sottrae al commento: «Siamo rimasti un po’ spaesati dagli eventi, c’è stato un fuoco di fila incredibile contro il Veneto. È vero, su questo tema tra noi ci sono opinioni articolate, è vero. Ma la linea della Lega resta quella della scelta consapevole e informata».

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