«La sezione trasversale della sede tramviaria», vi si legge, «con sopralzo di 5-7 millimetri del fungo della rotaia sul piano di rotolamento delle ruote del tram, determina una condizione di pericolosità per i veicoli a due ruote, soprattutto nei tratti in rettilineo come il Ponte della libertà dove il veicolo stradale percorre una traiettoria parallela alla rotaia del tram». «Tale pericolosità può quindi essere stata», prosegue la relazione, «almeno una concausa dell’incidente se non l’elemento principale». La procura si è quindi confrontata con il Comune, chiedendogli di intervenire per risolvere quanto segnalato dalla relazione degli ingegneri Agostino Cappelli e Mario Piacenti, e nel frattempo i legali di Claudio Silvestri, marito della vittima, si preparano a promuovere una causa civile per chiedere i danni a chi ha promosso e realizzato il tram. Dal Comune fanno sapere che il progetto è stato autorizzato e controllato dai tecnici dell’Ustif (l’Ufficio speciale trasporti a impianti fissi) anche nelle parti che riguardano le rotaie e le piattaforme. «Ogni decisione sul progetto, sugli interventi e sulle eventuali modifiche da apportare», si limita a dire l’assessore comunale ai Trasporti, Renato Boraso, «deve essere presa dall’Ustif, e non da noi». Ma sempre secondo la consulenza della procura di Venezia le raccomandazioni che erano arrivate a Venezia dalla commissione interministeriale non sarebbero state accolte, soprattutto «in merito all’allineamento orizzontale della piattaforma (rotaia e piano di appoggio delle ruote)», diventando così un pericolo per i mezzi a due ruote.
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