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Fondazione Venezia, stop alla vendita

Congelata l’operazione della sede di Rio Novo. Non è “congrua” l’offerta di Mevorach per farne hotel

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Vendita sospesa. Perché l’offerta di 18 milioni avanzata dal fondo Axa, di proprietà del finanziere veneziano Andrea Mevorach, è stata giudicata «non congrua». Lo ha deciso il Consiglio generale della Fondazione Venezia, dopo aver esaminato il rapporto di due periti sull’operazione proposta dal presidente Giampietro Brunello. La vendita della sede in Rio Novo, acquistata e restaurata solo pochi anni fa per farne l’ufficio di rappresentanza della Fondazione, viene dunque congelata.

Se ne riparlerà presto, perché il Cda ha deciso qualche mese fa, sempre su proposta di Brunello, di alienare il bene. Ne era nata una polemica forte. Dal momento che ancora una volta un edificio di prestigio - opera dell’architetto Vietti nel secondo Dopoguerra - veniva destinata ad albergo. E da una Fondazione che pur essendo in teoria privata, erede della Fondazione Cassa di Risparmio, ha però nel suo Consiglio e nel Cda rappresentanti nominati dagli enti pubblici. Alla notizia della vendita i vertici della Fondazione si erano affrettati a smentire. Ma le trattative erano andate avanti. Fino alla decisione di affidare il giudizio a due periti. Che hanno valutato la pur cospicua offerta di Mevorach - che già ha trasformato in albergo gli uffici dell’Aci in piazzale Roma - “non congrua”.

La Fondazione è adesso alle prese con il lancio del nuovo museo M9. Operazione che ha visto impegnare decine di milioni di euro delle casse della Fondazione. Gestita per decenni da Giuliano Segre, adesso affidata al commercialista Brunello. Negli ultimi mesi sono stati parecchi i personaggi cooptati da Brunello negli organi dirigenti della Fondazione. Dal giudice in pensione Carlo Nordio all’ex presidente del Porto Paolo Costa, fino al presidente della Camera di commercio Giuseppe Fedalto e all’ex commissario del Mose Luigi Magistro. (a. v.)

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