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Niente più notti di festa all’InDiga stop alla musica dopo mezzanotte

Sottomarina. Il Tar ha accolto il ricorso di un campeggio. È l’unico locale per giovani sulla spiaggia I gestori: «Noi siamo in regola con i limiti dei decibel, ma non ci hanno voluto ascoltare»

di Elisabetta B. Anzoletti
1 minuto di lettura

SOTTOMARINA. Silenziatore all’InDiga, riscoppia la guerra dei rumori che contrappone da anni i locali notturni ai campeggi e alberghi. La scure sul provvedimento comunale che concedeva all’Indiga di proporre attività danzante fino alle 3 è stata calata dal Tar che ha accolto i rilievi sollevati da un campeggio vicino, imponendo al locale lo stop a mezzanotte e mezza.

Forte amarezza nel gestore, ma anche tra i giovani e tra quanti vorrebbero che una località di mare potesse proporre divertimento alla stregua degli altri.

InDiga era rimasto uno dei pochi locali a permettere ai giovani della città di gustarsi la musica dopo una certa ora e di ballare all’aperto sulla terrazza mare. Una cornice apprezzata dai giovanissimi, ma anche da chi pur con qualche anno in più non disdegna di trascorrere le serate d’estate in spiaggia a ballare. La commissione pubblici spettacoli del Comune aveva concesso le autorizzazioni per poterlo fare fino alle 3, ma un camping di zona San Felice ha ritenuto di ricorrere al Tar contro il provvedimento ottenendo la sospensiva.

Ora Indiga potrà far musica solo fino a mezzanotte e mezza, che equivale quasi a non farla perché i giovani si spostavano nella zona più estrema dell’arenile attorno a mezzanotte. «Siamo profondamente rammaricati», spiegano Ivano e Astelio Boscolo Bielo, titolari di InDiga, «il Tar ha preso questa decisione senza nemmeno ascoltare la nostra memoria difensiva. Questa decisione vanifica tutti i nostri sforzi per proporre in città qualcosa per i nostri giovani altrimenti costretti a prendere l’auto e percorrere chilometri e chilometri sulla Romea per trovare luoghi in cui ballare. Già ci siamo ridimensionati negli anni, passando da eventi che portavano in spiaggia 10.000 giovani (il 7.2 ndr) alla discoteca nella terrazza bar per assecondare le esigenze delle attività vicine, ma non è stato sufficiente. Il Tribunale non ha nemmeno visionato le rilevazioni acustiche che dimostrano come abbiamo sempre rispettato i limiti di decibel previsti dalla legge».

La notizia ha provocato in città lo sdegno di giovani e imprenditori che leggono nella decisione un ulteriore tassello per trasformare la città in un dormitorio.

Amarezza anche nell’amministrazione comunale. «A Chioggia c’è un regolamento, che viene applicato con il massimo rigore», precisa il vicesindaco, Marco Veronese, «ma questo regolamento non basta per il Tar, che ha deciso di mettere il silenziatore al locale. In questo momento di crisi chi si prende la responsabilità di un’azione del genere non può farlo a cuor leggero».

 

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