«Sanzioni più severe? Proclami Mancano gli agenti per farle»
I rappresentanti dei vigili urbani commentano la delibera che inasprisce le sanzioni per tuffi e writer A un avvocato di Barcellona l’ultima multa da 50 euro, ora per chi nuota nei canali sono da 450
di Carlo Mion
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L’ultima multa da cinquanta euro l’ha rimediata l’avvocato argentino che vive a Barcellona e beccato a Rialto mentre si tuffava in Canal Grande. Da ieri la sanzione è salita a 450 euro. Il problema è riuscire a contestarle, altrimenti restano proclami mediatici. «La questione è semplice: non è cambiato nulla. Le giunte prima di quella Brugnaro hanno messo del loro per impoverire la struttura, ora l’attuale la sta distruggendo. Per cui le nuove sanzioni non cambiano nulla, eravamo in difficoltà prima e lo siamo ancora», sottolinea Luca Lombardo, segretario regionale del sindacato Diccap, «quelli di Brugnaro sono proclami ad uso mediatico, per illudere i cittadini ma non per migliorare la sicurezza e la lotta al degrado. Questa amministrazione ha distrutto le strutture territoriali. Vedete agenti della polizia locale in giro, che non sia in piazza San Marco o in piazza Ferretto? La risposta è no, perché hanno annientato le strutture territoriali. Queste grida e i continui proclami di Brugnaro oltretutto creano false aspettative nei cittadini che poi non le vedono applicate. Inutile determinare le sanzioni se non c’è poi chi contesta le infrazioni. Bisogna ricordare che gli agenti sono impegnati a verificare anche altre cose: dai plateatici all’attività dei tassisti e a quella dei gondolieri, senza dimenticare le strutture ricettive, i bar e il moto ondoso. Non ci sono solo tuffi e bagni in canale. Come ho già detto se Brugnaro vuole parlare seriamente di sicurezza noi siamo sempre pronti. A noi i proclami non interessano perché non servono a migliorare la situazione», conclude Lombardo.
Sullo stesso tono i commenti del rappresetante della Uil Michele Saya: «Non cambia niente se non vengono contestate le infrazioni e noi siamo sempre meno e utilizzati male. Mediaticamente sembra che in ogni angolo di Venezia ci siano turisti che si tuffano in acqua. Per mia esperienza posso dire che ci sono anche tanti veneziani che lo fanno. Quando ci chiamano perché qualcuno si sta tuffando alla Giudecca o ai Tre Archi oppure a Murano, non sono certo stranieri. Il problema sembra siano solo i tuffi, in realtà la sicurezza e compromessa per altri motivi per una serie di cambiamenti che hanno indebolito la struttura senza portare nulla di nuovo, forse peggiorando», dice il rappresentante sindacale della Uil, «comunque non sono certo le multe a scoraggiare chi si tuffa, sono convinto che bisogna agire sul piano penale. Trovare elementi per contestare dei veri e propri reati altrimenti il tuffo in canale, grazie anche alla grande enfasi che viene data agli episodi, rischia di diventare una moda e la gente arriva a Venezia per questa pratica. Basti pensare che la sanzione da 450 euro fa concorrenza ad un lancio con il bunging jumping», conclude il sindacalista.
©RIPRODUZIONE RISERVATA
Sullo stesso tono i commenti del rappresetante della Uil Michele Saya: «Non cambia niente se non vengono contestate le infrazioni e noi siamo sempre meno e utilizzati male. Mediaticamente sembra che in ogni angolo di Venezia ci siano turisti che si tuffano in acqua. Per mia esperienza posso dire che ci sono anche tanti veneziani che lo fanno. Quando ci chiamano perché qualcuno si sta tuffando alla Giudecca o ai Tre Archi oppure a Murano, non sono certo stranieri. Il problema sembra siano solo i tuffi, in realtà la sicurezza e compromessa per altri motivi per una serie di cambiamenti che hanno indebolito la struttura senza portare nulla di nuovo, forse peggiorando», dice il rappresentante sindacale della Uil, «comunque non sono certo le multe a scoraggiare chi si tuffa, sono convinto che bisogna agire sul piano penale. Trovare elementi per contestare dei veri e propri reati altrimenti il tuffo in canale, grazie anche alla grande enfasi che viene data agli episodi, rischia di diventare una moda e la gente arriva a Venezia per questa pratica. Basti pensare che la sanzione da 450 euro fa concorrenza ad un lancio con il bunging jumping», conclude il sindacalista.
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