Aziende in crisi, imprenditore si uccide
Un 52enne di Castello trovato senza vita nel suo ufficio dai familiari. In alcune lettere la spiegazione del drammatico gesto
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I familiari non lo hanno visto rientrare a casa nonostante l’ora tarda, hanno chiamato in ufficio dove sapevano che si era fermato, ma l’uomo non ha risposto. A quel punto sono andati a cercarlo di persona. E quello che temevano è stato evidente appena entrati nella sede dell’azienda di cui l’uomo era titolare. Il corpo di S.C., 52 anni, impresario edile di Castello, era appeso a una trave, privo di vita. Inutile ogni soccorso. Fin da subito è apparso evidente che si è trattato di un suicidio. L’episodio è avvenuto mercoledì sera poco dopo le 21.
Scattato l’allarme, sul posto sono intervenuti i sanitari del Suem, i carabinieri e i vigili del fuoco. I pompieri hanno avuto il compito di staccare il corpo e di adagiarlo sul pavimento. Il medico del Suem, oltre a dover constatare formalmente la morte, ha verificato che non vi fossero segni di violenza sullo stesso corpo, primo elemento per dire che si era trattato di un suicidio e non di una morte violenta causata da altri. Il corpo non aveva segni sospetti.
Contemporaneamente i carabinieri del Nucleo Natanti hanno compiuto verifiche all’interno dell’ufficio per capire se vi fossero tracce di colluttazione o qualche cosa del genere che potessero far pensare a un’aggressione, una rapina o una lotta tra la vittima ed eventuali aggressori. Tutto era in ordine e la porta dell’ufficio chiusa regolarmente dall’interno.
Che si trattasse di un suicidio è apparso evidente poi dalle lettere che l’imprenditore edile ha lasciato scritto ai familiari. L’uomo ha spiegato che l’estremo gesto era legato alla situazione finanziaria in cui erano finite le sue imprese. In sostanza la situazione finanziaria delle sue imprese ha cominciato a peggiorare due anni fa. Infatti una delle quali era socio era in difficoltà. Per poterla rilanciare l’imprenditore ha cominciato a mettere soldi, prima dei suoi e poi dell’impresa madre di cui era titolare. L’operazione però non è riuscita e alla fine entrambe sono finite sull’orlo del fallimento. Con il crescere della crisi delle due imprese è cominciato anche uno stato di depressione dell’imprenditore. Purtroppo non ha più retto e mercoledì ha deciso di farla finita. Nelle lettere lasciate si scusa per il gesto con la famiglia. Una volta avvisato il pm di turno, il magistrato ha fatto rimuovere il cadavere e ha disposto un sopralluogo cadaverico. Quindi la salma è stata messa a disposizione dei familiari che nei prossimi giorni organizzeranno il funerale.
Carlo Mion
©RIPRODUZIONE RISERVATA
Scattato l’allarme, sul posto sono intervenuti i sanitari del Suem, i carabinieri e i vigili del fuoco. I pompieri hanno avuto il compito di staccare il corpo e di adagiarlo sul pavimento. Il medico del Suem, oltre a dover constatare formalmente la morte, ha verificato che non vi fossero segni di violenza sullo stesso corpo, primo elemento per dire che si era trattato di un suicidio e non di una morte violenta causata da altri. Il corpo non aveva segni sospetti.
Contemporaneamente i carabinieri del Nucleo Natanti hanno compiuto verifiche all’interno dell’ufficio per capire se vi fossero tracce di colluttazione o qualche cosa del genere che potessero far pensare a un’aggressione, una rapina o una lotta tra la vittima ed eventuali aggressori. Tutto era in ordine e la porta dell’ufficio chiusa regolarmente dall’interno.
Che si trattasse di un suicidio è apparso evidente poi dalle lettere che l’imprenditore edile ha lasciato scritto ai familiari. L’uomo ha spiegato che l’estremo gesto era legato alla situazione finanziaria in cui erano finite le sue imprese. In sostanza la situazione finanziaria delle sue imprese ha cominciato a peggiorare due anni fa. Infatti una delle quali era socio era in difficoltà. Per poterla rilanciare l’imprenditore ha cominciato a mettere soldi, prima dei suoi e poi dell’impresa madre di cui era titolare. L’operazione però non è riuscita e alla fine entrambe sono finite sull’orlo del fallimento. Con il crescere della crisi delle due imprese è cominciato anche uno stato di depressione dell’imprenditore. Purtroppo non ha più retto e mercoledì ha deciso di farla finita. Nelle lettere lasciate si scusa per il gesto con la famiglia. Una volta avvisato il pm di turno, il magistrato ha fatto rimuovere il cadavere e ha disposto un sopralluogo cadaverico. Quindi la salma è stata messa a disposizione dei familiari che nei prossimi giorni organizzeranno il funerale.
Carlo Mion
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