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Truffa al fisco da 2 milioni Nardin scagiona la moglie

Jesolo. Il ragioniere a processo con la consorte consegna un memoriale al giudice «Senza un tenore di vita elevato temevo di perderla, Luisella è estranea ai fatti»

di Rubina Bon
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JESOLO. Abbigliamento, calzature, borse di griffe. Cene in ristoranti stellati, viaggi, antiquariato, arredamento, gioielli: 600mila euro, come ricostruito mesi fa in aula, spesi con la carta di credito tra la fine del 2008 e il 2013 da Luisella Bozzato, moglie del ragionier Nicola Nardin di Jesolo. Entrambi sono a processo per non aver versato al Fisco oltre due milioni di contributi e Iva che decine di privati e società avevano pagato allo “Studionardin” di Jesolo, dove lavora la coppia. «Mia moglie è estranea, mio malgrado l’ho coinvolta in questa vicenda mettendo a repentaglio l’unità familiare»: così il ragionier Nardin nelle dichiarazioni spontanee messe per iscritto che ieri la difesa ha depositato nel corso dell’udienza. Il professionista ha scelto di non presentarsi davanti al tribunale per sostenere l’esame dell’imputato, ma di affidarsi a un lungo scritto nel quale anzitutto discolpa la moglie. «Pensavo che l’agio economico fosse per lei fondamentale e temevo di perderla se non fossi stato in grado di mantenere un tenore di vita alto e di regalarle tutto quello che lei desiderava».

Nardin chiarisce che la moglie fosse formalmente l’amministratore della società, ma che l’amministrazione e la gestione fossero in capo a lui. «L’attività di predisposizione delle dichiarazioni fiscali e la redazione degli F24 e di altri modelli fiscali di pagamento era svolta esclusivamente da me e da nessun altro», scrive Nardin ammettendo che «Avuta la disponibilità delle somme corrispondenti a quanto indicato nei modelli F24, talvolta capitava che li trattenessi per me, omettendo di pagare quanto indicato nei modelli. Altre volte intervenivo modificando l’F24 non ancora pagato, ponendo in compensazione le somme dovute a titolo di tributi vari con crediti inesistenti. Solo io predisponevo i modelli F24, io li pagavo e io ho operato le indebite compensazioni. Ho tenuto tale condotta all’insaputa di chiunque, compresa mia moglie». Nel memoriale, Nardin illustra pure la sua versione dei fatti relativamente al rapporto con Roberto Tegon, commerciante di Jesolo arrestato nel 2013 per usura proprio nei confronti del ragioniere, per la quale ha patteggiato due anni. «L’essere stato vittima di usura ha determinato l’occasione delle mie sottrazioni», ha scritto, «Non nego di aver usato parte delle somme sottratte per acquisti personali, ma molti di quei denari sono stati consegnati al Tegon», citando infine la decisione di auto denunciarsi nel 2013. In aula ieri ha parlato un commercialista in qualità di consulente della difesa. Il processo è agli sgoccioli: il 19 settembre, la requisitoria del pm Terzo.

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