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«Fui costretto ad assumere il figlio del colonnello»

Fisco e tangenti. L’imprenditore Schneider, titolare della Burimec, racconta come Corrado lo convinse in cambio di verifiche fiscali più morbide

di Rubina Bon
3 minuti di lettura
L’azienda era in difficoltà e gli accertamenti fiscali da parte dell’Agenzia delle entrate preoccupavano non poco Pietro Schneider, titolare della Burimec di Buttrio (Udine). Quando il colonnello della Finanza Vincenzo Corrado gli chiese di assumere il figlio per ammorbidire la verifica, Schneider non aveva potuto dire di no. Ma non era stata una scelta facile. È ciò che emerge dai verbali (depositati in sede di Riesame) dell’interrogatorio che l’imprenditore, arrestato nell’ambito dell’inchiesta su corruzione e Fisco e scarcerato mercoledì, ha reso il 30 giugno davanti ai pm Ancilotto e Buccini. «Nel corso dei contatti telefonici e di persona con Corrado, lui mi chiese di assumere suo figlio in azienda e mi impose di assumerlo come dipendente e non come agente, circostanza che io avrei preferito. Il Corrado mi precisò che il figlio doveva essere assunto prima della fine della verifica. Nonostante la difficile situazione e nonostante avessi licenziato molte persone, mi sentii obbligato ad accettare e assunsi il figlio di Corrado qualche giorno prima della fine della verifica».

A Corrado, Schneider si era rivolto dopo che nel novembre 2015 la Finanza aveva aperto una verifica fiscale alla Burimec. «Essendo io in un momento di difficoltà economiche, ero molto preoccupato per le conseguenze dell’accertamento e del rischio di dover pagare ulteriori sanzioni, oltre a quelle che stavo già pagando», ha raccontato Schneider ricordando di essere andato a trovare il colonnello «dicendogli espressamente se poteva aiutarmi e chiedendogli che la pattuglia che stava svolgendo la verifica non elevasse sanzioni consistenti alla mia società, altrimenti avrei rischiato il fallimento». Corrado aveva chiamato un suo amico - il colonnello Massimo Nicchiniello, anch’egli arrestato nell’ambito dell’inchiesta e rimesso in libertà dal Riesame - al comando della pattuglia che stava svolgendo la verifica «e con un linguaggio cifrato gli avanzò le mie richieste». Richieste recepite da Nicchiniello che qualche giorno dopo si era presentato alla Burimec «e mi fece capire di non preoccuparmi». La verifica si concluse favorevolmente e Corrado organizzò una cena da Cipriani a cui partecipò anche Nicchiniello. Pagò Schneider che ai pm ha ricordato: «Il conto fu impegnativo». Va detto che il Riesame ha annullato l’ordinanza cautelare a carico di Corrado e Nicchinello per questo episodio.

La confessione di Baggio. La verifica fiscale alla ditta Baggio di Marghera scatta nel marzo 2015. «Avendo annotato in contabilità fatture per operazioni inesistenti, eravamo molto preoccupati», ha detto Paolo Maria Baggio (da mercoledì ai domiciliari) nell’interrogatorio del 30 giugno. L’imprenditore si era rivolto a Corrado. «Ci disse che purtroppo non si poteva intervenire sulla pattuglia della Finanza in quanto era formata da finanzieri incorruttibili, ma che sarebbe potuto intervenire quando il processo verbale di contestazione sarebbe stato trasmesso all’Agenzia poiché conosceva un importante dirigente (Christian David, ndr). Con Baggio, Corrado era stato chiaro: «Ci disse che per poter operare aveva bisogno di una persona sicura che si interfacciasse con l’Agenzia e che è da sempre la sua “lunga mano”, così l’ha chiamata, presso l’Agenzia: era la dottoressa Mesirca. Noi accettammo e con un notevole disappunto fummo costretti anche a cambiare commercialista». La parcella di Mesirca, secondo Baggio, era stata prima di 50 e dopo di 100mila euro, mentre Corrado pretese soldi e un orologio per David. L’imprenditore procurò un Rolex da 17mila euro per David e 18mila euro per Corrado «che però pretendeva ulteriori 30-35 mila euro». «Non dissi mai alla Mesirca cosa avevo corrisposto in nero al Corrado, però dal loro atteggiamento ho dedotto che ne fosse a conoscenza». «Successivamente Corrado ci anticipò che avremmo avuto una verifica a Vicenza e ci consigliava di fare sparire la documentazione compromettente usando la frase “fare pulizia nella contabilità della ditta”».

Mesirca si difende. In una nota, la commercialista Tiziana Mesirca, scarcerata dal Riesame, replica alle accuse mosse a suo carico in sede di interrogatorio dall’imprenditore Paolo Tagnin per quanto riguarda l’azienda Baggio, ribadendo la sua estraneità ai fatti: «La revoca dell’incarico al precedente commercialista della Baggio era stata decisa da Baggio e Tagnin per ragioni estranee al mio successivo intervento e ben prima che questo avvenisse. Nessuno mi chiese mai di operare in modo illecito con l’Agenzia, cosa che del resto avrei seccamente rifiutato di fare. La riduzione dei rilievi della Finanza in sede di accertamento con adesione fu perfettamente conforme all’applicazione delle norme tributarie. Il solo compenso da me ricevuto fu quello previsto da un regolare contratto e venne regolarmente fatturato. Il fatto che Baggio e Tagnin abbiano inteso corrispondere al solo colonnello somme in contanti e orologi è a me del tutto estraneo ed esula dalla mia prestazione».

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