Stop ai plateatici, l’invasione non si ferma
In alcune aree problemi anche per la viabilità. Ieri il via all’esame dei nuovi “pianini”
1 minuto di lettura

Via ai pianini del Gran Viale, della Giudecca e di Sant’Agnese. Conferenza dei servizi ieri mattina a Ca’Farsetti per avviare l’approvazione di nuovi strumenti di riordino del plateatico e dell’occupazione di suolo pubblico. Strumento lanciato qualche anno fa dall’assessore Giuseppe Bortolussi (giunta Cacciari), poi ritirato e riveduto da Carla Rey (giunta Orsoni), adesso riproposto con la giunta Brugnaro.
«Un problema complesso, che va affrontato un pezzo alla volta, settore per settore», dice l’assessore al Commercio e Plateatici Francesca Da Villa. Ancora saldamente al suo posto nonostante l’ultimatum inviato al sindaco dal suo partito, la Lega, due mesi fa. «Se resta rappresenta solo se stessa, perché sul referendum non ha seguito la linea della Lega», aveva accusato il segretario Sergio Vallotto. «Io vado avanti, lavoro», replica Da Villa.
Un lavoro per il momento concentrato sui pianini. Della Conferenza dei Servizi che decide fanno parte anche i rappresentanti delle associazioni interessate, Pubblici esercizi e commercianti. «Sono gli stakeholders, li dobbiamo ascoltare», dice l’assessore, «e alla fine trovare un compromesso tra le attività economiche e il decoro».
Per adesso l’ago della bilancia volge in favore delle categorie. Nonostante gli annunci, in alcune aree della città la situazione è peggiorata. Aree occupate da banchi ambulanti, per buona parte gestiti in subappalto da stranieri. Diventati veri e propri negozi con oggetti appesi. Dilagano anche i plateatici, così come le tende, sempre più grandi, sulla pubblica via. È il caso della Strada Nuova, dove in alcuni punti, verso Santi Apostoli, la viabilità è resa problematica da sedie e tavolini di nuovi esercizi, banchi e oggetti esposti da parte dei negozi.
Tornano sedie e tavolini anche in luoghi che erano stati vietati. Come a ridosso delle chiese e anche in mezzo alla pubblica via.
I pareri della Municipalità, che un tempo erano obbligatori, adesso non lo sono più. Il via libera arriva dai vigili, quasi in via automatica.
In pratica ogni esercizio che apre ha diritto al suo plateatico. Cioè ad allargare il negozio sul suolo pubblico. Aprono senza rispettare un Piano che non c’è e senza chiedere la licenza. Basta avere l’autorizzazione per la canna fumaria e per le fosse settiche per poter aprire, solo con una Scia, cioè la dichiarazione di un professionista. Sparito anche il tetto delle attività nelle singole zone. Un bar può aprire anche accanto a un altro, senza chiedere niente a nessuno.
Risultato, l’affollamento di Pubblici Esercizi che seguono il mercato, cioè i consumi del turismo mordi e fuggi. (a. v.)
«Un problema complesso, che va affrontato un pezzo alla volta, settore per settore», dice l’assessore al Commercio e Plateatici Francesca Da Villa. Ancora saldamente al suo posto nonostante l’ultimatum inviato al sindaco dal suo partito, la Lega, due mesi fa. «Se resta rappresenta solo se stessa, perché sul referendum non ha seguito la linea della Lega», aveva accusato il segretario Sergio Vallotto. «Io vado avanti, lavoro», replica Da Villa.
Un lavoro per il momento concentrato sui pianini. Della Conferenza dei Servizi che decide fanno parte anche i rappresentanti delle associazioni interessate, Pubblici esercizi e commercianti. «Sono gli stakeholders, li dobbiamo ascoltare», dice l’assessore, «e alla fine trovare un compromesso tra le attività economiche e il decoro».
Per adesso l’ago della bilancia volge in favore delle categorie. Nonostante gli annunci, in alcune aree della città la situazione è peggiorata. Aree occupate da banchi ambulanti, per buona parte gestiti in subappalto da stranieri. Diventati veri e propri negozi con oggetti appesi. Dilagano anche i plateatici, così come le tende, sempre più grandi, sulla pubblica via. È il caso della Strada Nuova, dove in alcuni punti, verso Santi Apostoli, la viabilità è resa problematica da sedie e tavolini di nuovi esercizi, banchi e oggetti esposti da parte dei negozi.
Tornano sedie e tavolini anche in luoghi che erano stati vietati. Come a ridosso delle chiese e anche in mezzo alla pubblica via.
I pareri della Municipalità, che un tempo erano obbligatori, adesso non lo sono più. Il via libera arriva dai vigili, quasi in via automatica.
In pratica ogni esercizio che apre ha diritto al suo plateatico. Cioè ad allargare il negozio sul suolo pubblico. Aprono senza rispettare un Piano che non c’è e senza chiedere la licenza. Basta avere l’autorizzazione per la canna fumaria e per le fosse settiche per poter aprire, solo con una Scia, cioè la dichiarazione di un professionista. Sparito anche il tetto delle attività nelle singole zone. Un bar può aprire anche accanto a un altro, senza chiedere niente a nessuno.
Risultato, l’affollamento di Pubblici Esercizi che seguono il mercato, cioè i consumi del turismo mordi e fuggi. (a. v.)
I commenti dei lettori