Busetto in Cassazione contro l’ergastolo
«Una sentenza allucinante, andremo in Cassazione»: così aveva detto l’avvocato Alessandro Doglioni commentando le motivazioni della condanna all’ergastolo in secondo grado per Monica Busetto,...

«Una sentenza allucinante, andremo in Cassazione»: così aveva detto l’avvocato Alessandro Doglioni commentando le motivazioni della condanna all’ergastolo in secondo grado per Monica Busetto, ritenuta responsabile dell’omicidio della vicina Lida Taffi Pamio avvenuto nell’appartamento di via Vespucci il 20 dicembre 2012. Nelle 120 pagine depositate nei giorni scorsi alla Corte Suprema, gli avvocati Doglioni e Stefano Busetto hanno chiarito, in 23 punti, quali siano a loro dire le contraddizioni e gli errori di valutazione, chiedendo quindi l’annullamento del pronunciamento.
Tra le altre contestazioni, quella relativa alla collanina spezzata che era stata trovata in casa della Busetto con il dna della Pamio. Secondo il consulente della Busetto, si tratta di un caso di contaminazione dal momento che i primi riscontri erano stati negativi. La percentuale di dna rilevata non sarebbe attendibile.
La difesa contesta poi alla sentenza della Corte d’assise d’appello la posizione tenuta rispetto a Susanna Lazzarini: prima considerata inattendibile quando aveva sostenuto che a uccidere Taffi Pamio era stata solamente lei, cambiando versione a seconda delle contestazioni che le venivano mosse dalla Procura, e poi diventata testimone credibile quando aveva tirato in mezzo Monica Busetto. C’è poi la questione del dna maschile trovato sulla scena del delitto (una impronta si trova anche su un cassetto) e da allora rimasto sconosciuto.
L’udienza davanti ai giudici della Suprema Corte di Cassazione si svolgerà nei prossimi mesi. Nel frattempo Monica Busetto resta in carcere in una cella del penitenziario femminile di Verona: il mese scorso il Tribunale del Riesame aveva rigettato il ricorso dei difensori che avevano chiesto per la donna gli arresti domiciliari. (ru.b.)
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