«Gpl, ignorata la Salvaguardia avrebbe detto no all’impianto»
Chioggia. Gli ex assessori Barbara Penzo e Mauro Mantovan: tante le stranezze amministrative Accuse all’ex sindaco Casson: doveva rimuovere il dirigente dell’Urbanistica e bloccare subito i lavori
di Elisabetta B. Anzoletti
CHIOGGIA. «Regione e Comune avrebbero potuto avvisare il Ministero che andava coinvolta anche la Salvaguardia nell’iter dell’impianto Gpl». Lo sostengono gli ex assessori del Pd Barbara Penzo e Mauro Mantovan esibendo la lettera, datata 4 giugno 2014, con cui il Mise invitava gli enti alla Conferenza dei servizi precisando di indicare se si ravvisava la necessità di coinvolgere altri soggetti. Tant’è che nella seconda lettera di convocazione, di qualche giorno dopo, compare tra gli invitati anche Aspo, non menzionata nella prima. «Significa», spiega Mantovan, «che qualcuno nel frattempo si è preso la briga di indicare al Mise che doveva invitare anche Aspo. Perché non è stato fatto lo stesso con la commissione di Salvaguardia? Forse, pensando male, perché si sapeva che la Salvaguardia mai avrebbe dato l’ok questo progetto».
Il Pd torna anche sull’inizio dell’iter e sulle responsabilità di chi, per ruolo, doveva per forza capire cosa si stava realizzando.
«Ci sono date, documenti e percorsi ormai chiari», spiega la Penzo, «con il sindaco Romano Tiozzo viene nominato dirigente all’Urbanistica Mohammad Talieh Noori. Quando viene eletto sindaco Giuseppe Casson, il Pd pretende che il dirigente fiduciario di Tiozzo sia sollevato dall’incarico e invece Casson lo proroga per cinque anni. Motivo dei primi dissidi col Pd. Noori firma il via libera urbanistico nella primavera 2014. Romano Tiozzo viene indicato da Aspo come rappresentante nella Conferenza dei servizi di Roma. Quando il progetto viene pubblicato all’albo pretorio del Comune, 2 luglio 2014, le deleghe all’Ambiente le teneva Casson. Alla commissione consiliare del 30 settembre, indetta dal settore Edilizia, io non c’ero. È però in quel momento che l’intero Consiglio prende coscienza dell’impianto. Cosa succede dopo? Il Pd organizza un evento pubblico e inizia a studiare le carte. A gennaio 2015 usciamo dalla coalizione con Casson».
«Cosa fa invece il sindaco per opporsi all’impianto?», sostiene Mantovan, «procede con un ricorso al Presidente della Repubblica, che viene considerato irricevibile, perdendo solo tempo, e a novembre 2015 scrive al Ministero chiedendo di rivedere l’autorizzazione senza agire in autotutela con l’annullamento del primo via libera di Noori. A quell’epoca i lavori erano appena iniziati, c’erano ampi margini per bloccare tutto senza incorrere in risarcimenti proibitivi per il Comune».
Secondo il Pd, tutta la vicenda Gpl, l’iter amministrativo per le autorizzazioni, le convocazioni (o meno) degli enti in grado di decidere su un tema così delicato, continua insomma a essere piena quantomeno di “stranezze”.
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