In evidenza
Sezioni
Magazine
Annunci
Quotidiani GNN
Comuni

Baldin a Zaia: «Venga a Chioggia»

La consigliera M5S attacca il governatore che in tivù dalle Iene ha detto di non conoscere il caso gpl

di Elisabetta B. Anzoletti
2 minuti di lettura

CHIOGGIA. «Invitiamo Zaia a farsi un giretto a Chioggia per vedere dal vivo i tre bomboloni di cui dice di non saper nulla».

La provocazione arriva dalla consigliera regionale Cinque stelle Erika Baldin sulla scia del servizio delle Iene sull’impianto gpl, andato in onda domenica. Un servizio, di 13 minuti, in cui tra gli altri è stato interpellato anche il presidente della Regione Luca Zaia che ha spiegato di non conoscere la vicenda e, dopo 24 ore chieste per documentarsi, di rivolgere tutte le domande del caso al Comune. «Ci domandiamo come Zaia possa sostenere di non sapere nulla», spiega la Baldin, «sul tema c’è una delibera di giunta regionale, la 660 del 28 aprile 2015, di cui era relatrice l’assessore Marialuisa Coppola, della quale Zaia evidentemente si fidava, ma non solo già nell’aprile 2015 la sua giunta firmò l’intesa con il Ministero per la costruzione dell’impianto. Non bastasse, il primo dicembre 2015 una mia mozione, dal titolo “Fermiamo subito il deposito di Gpl a Chioggia”, per chiedere la revisione dell’intesa, fu bocciata dalla sua maggioranza in Consiglio. Quindi la sua giunta, precedente e attuale, è perfettamente a conoscenza della questione».

Nel filmato, in cui si ricostruisce l’iter del progetto chiedendone spiegazione all’ex sindaco Giuseppe Casson, all’ex dirigente all’urbanistica Mohammad Talieh Noori e al presidente della Regione Zaia, emergono tutti i dubbi sollevati negli ultimi mesi dal comitato No Gpl e dal comitato per il rilancio del porto, autore del ricorso al Tar di cui si conoscerà l’esito fra un paio di giorni. «Zaia», sostiene la Baldin, «non può scaricare il barile sul Comune, responsabile anch’esso, ma non l’unico. Al presidente deve interessare se in suolo Veneto si dà il permesso a un deposito di gpl, potenzialmente pericoloso per la salvaguardia del territorio e per l’incolumità dei cittadini. Lo invito a vedere con i propri occhi lo scempio della città, sarò disponibile a fargli conoscere il territorio, la laguna, il porto e il meraviglioso centro storico. Dobbiamo lavorare in squadra su questa triste vicenda, senza colpi bassi o rimpalli di responsabilità».

In sede locale però l’invito a far squadra cede il passo alla necessità di dare nomi e cognomi ai responsabili politici. «Troppo facile uscire adesso millantando nuove prove contro la Socogas», sostiene il capogruppo M5S, Paolo Bonfà, «la città si è già fatta prendere in giro due volte, adesso basta. Non accettiamo le giustificazioni dell’ex sindaco Casson e del consigliere di Aspo Beniamino Capon. Uno ha ammesso di essere stato superficiale e distratto, l’altro di aver capito troppo tardi di cosa si trattasse. Diciamo noi per cosa è troppo tardi, è tardi per ergersi a paladini della giustizia e appellarsi al segreto dovuto alle indagini in corso. Quelli che Casson chiama processi sommari, in realtà sono ammissioni di responsabilità politica. Per anni hanno taciuto la verità, cosa ancor più grave per chi ricopriva la carica di sindaco, si sono trincerati dietro il silenzio e solo oggi, davanti all’evidenza dei verbali Aspo, hanno ammesso di non aver capito».

©RIPRODUZIONE RISERVATA

I commenti dei lettori