Derivati e aziende, la scure della Corte
Depositata la delibera della sezione di Controllo. Duro atto di accusa sui debiti accumulati e sulla gestione delle Partecipate
di Alberto Vitucci
Il Casinò e i suoi 40 milioni di debiti, i “derivati”, che invece di dare utili hanno provocato 6 milioni di passivo in un anno. I 56 milioni di passivo del Patto di stabilità. E la gestione della finanza delle società partecipate. È una vera censura quella che arriva dalla Corte dei Conti sulla finanza comunale con riferimento all’annualità 2014. La sezione regionale di Controllo della magistratura contabile ha depositato lunedì la deliberazione 110 del 2017, firmata dalla presidente Diana Calaciura e dai giudici Tiziano Tessaro, Francesca Dimita e Daniela Alberghini. Un duro atto di accusa verso la gestione delle finanze comunali dell’anno 2014, anno della crisi della giunta Orsoni poi sostituita dal governo dei commissari prefettizi. Documento inviato ieri al sindaco Luigi Brugnaro e a tutti i consiglieri comunali.
«Il disavanzo di amministrazione acclarato al 31 dicembre 2014, determinato dal maggior accantonamento al Fondo crediti di dubbia esigibilità», scrive la Corte, «è riconducibile, in parte rilevante, alle scelte compiute dal Comune nell’ambito della governance del Gruppo Casinò (e, segnatamente, della Cmv Spa. e della CdV Casa da gioco Spa). Significa che secondo i giudici i debiti della Casa da gioco non sono stati coperti, ma accantonati in vista della separazione delle due società (quella del Patrimonio e quella del gioco) e poi della vendita, peraltro mai andata a buon fine. Un disavanzo che, scrivono i giudici, «si colloca in un quadro di già rilevato, precario e solo formale, equilibrio di bilancio».
Provvedimento che riaccende i riflettori, e con essi la polemica, sulle vere cause del dissesto del Comune, che aveva portato in quegli anni a forare il Patto di Stabilità pagandone le conseguenze. «Colpa dei mancati trasferimenti dello Stato e dei tagli della Legge Speciale», non si stancano di ripetere gli amministratori del centrosinistra. «Ci hanno lasciato 800 milioni di debiti», dice invece l’attuale sindaco. La Corte ovviamente non entra in valutazioni politiche. Ma la sua disamina della situazione è abbastanza impietosa.
Casinò. La Casa da Gioco, prima di tutto. Una «cassaforte» che ha visto ridursi negli anni le entrate – da 192 milioni nel 2006 ai 96 del 2014 – mentre il costo del personale è calato ma pesa per 41 milioni euro.
Fondi a rischio. La Corte punta il dito contro i Fondi di Dubbia esigibilità. Passano dai 24.943 mila euro del 2013 a 105 milioni 538 del 2014.
Il Patto. Accusa netta anche sulle politiche di bilancio. «La Sezione di controllo accerta che il Comune di Venezia ha violato gli obiettivi programmatici cui era tenuto per il rispetto del Patto di stabilità interno per l’anno 2014 per un importo pari a 56.631.975,16 euro», si legge nella deliberazione. E i giudici invitano il Comune a informare periodicamente la Corte della situazione, in particolare per quanto riguarda il Casinò, e a «valutare attentamente le future scelte di governance e di gestione».
Derivati. Un capitolo è dedicato anche ai cosiddetti Derivati. Investimenti che per quanto riguarda il fondo «Rialto» nel 2014 invece di portare utili hanno provocato un passivo di 6 milioni 382 mila euro.
Actv. Si parla nel documento anche dell’altra grande azienda partecipata del Comune, l’Actv. Vengono chiesti chiarimenti soprattutto sul personale: 2695 dipendenti (di cui il 20 per cento tecnici e amministrativi) che pesano sul bilancio complessivo dell’azienda di trasporto per 127 milioni 333 mila 226 euro.
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