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Chioggia, il via libera all’impianto Gpl diventa un giallo

Aspo nega la documentazione anche al sindaco, la relazione del dirigente dell’Urbanistica sparisce per tre mesi e mezzo

di Elisabetta B. Anzoletti
2 minuti di lettura

CHIOGGIA. Lettere che spariscono per tre mesi e mezzo, atti negati, uffici interdetti. Sulla vicenda Gpl spuntano misteri e anomalie su cui l’amministrazione comunale chiede di fare chiarezza. In conferenza stampa ieri il vicesindaco Marco Veronese ha denunciato due strane vicende.

La lettera dell’ex dirigente all’Urbanistica Mohammad Talieh Noori, che rispondeva alle richieste di spiegazioni del sindaco Alessandro Ferro sull’autorizzazione al deposito, è stata consegnata al sindaco tre mesi e mezzo dopo la sua ricezione al Protocollo. Aspo, a cui il sindaco ha chiesto in via formale, per due volte, gli atti relativi all’impianto, non ha ancora fornito nulla e ha negato la consultazione anche al vicesindaco che si è recato negli uffici amministrativi per prenderne visione.

Lettera sparita. Il sindaco chiede spiegazioni a Noori il 18 ottobre, Noori risponde il 26, ma la lettera arriva sul tavolo di Ferro l’11 febbraio scorso. «Non si sa cosa sia successo al Protocollo», spiega l’assessore Angela D'Este, «è in corso un’indagine interna perché si tratta di un ritardo pesante. Verificheremo le responsabilità, quello che oggi ci interessa è quello che c’è scritto in quella lettera.

Noori spiega di aver dato il nulla osta urbanistico, il 16 giugno 2014, perché l’ampliamento al “deposito costiero di prodotti energetici a uso commerciale”, autorizzato nel 2009, era compatibile rispetto alle previsioni del Prg del porto che nell’area di Punta Colombi prevede zona produttiva D2 e dice un’altra cosa molto interessante».

Responsabilità politiche. Nella seconda parte della lettera, l’ex dirigente scrive che l’Aspo, con la delibera del 3 aprile 2014, assunta con il voto favorevole anche del rappresentante del Comune di Chioggia, aveva dichiarato la conformità del progetto di ampliamento. E specifica che «un’eventuale diversa indicazione in ordine alla compatibilità avrebbe connotato il parere di un carattere palesemente contradditorio rispetto alla posizione assunta dal Comune in sede Aspo nel cui cda siede con la sua massima espressione rappresentativa» (vale a dire con il sindaco, al tempo Giuseppe Casson, o suo delegato).

Occhi puntati su Aspo. Nelle risposte Noori accende i riflettori sul via libera, votato all’unanimità ad aprile 2014, dall’Aspo.

«Qui però si apre un’altra bella parentesi», spiega il vicesindaco, «perché ad Aspo da mesi stiamo chiedendo copia di questa delibera del 3 aprile e copia di tutti gli atti inerenti il Gpl. Alla prima richiesta ci hanno risposto che il Comune ne è già in possesso, poi con un sollecito abbiamo chiesto di visionarli direttamente come membri del cda. Siamo stati negli uffici di Aspo la scorsa settimana, ma non ci hanno dato tutti i verbali. Solo uno che poi rimanda a un altro che non ci hanno dato. Siamo di fronte a un evidente ostruzionismo. Attendiamo un altro paio di giorni, poi avvertiremo le autorità. Aspo ha avuto un ruolo decisivo in tutta la partita, basti pensare che con soldi pubblici ha comprato i terreni privati, senza mai iscriverli al registro del Demanio, che poi ha dato in concessione a Socogas».

Il comitato incalza. Il comitato, che ha chiesto anche per proprio conto un accesso agli atti di Aspo, chiede all’amministrazione comunale di passare alle vie di fatto.

«In questa fase poco importa di chi siano le responsabilità politiche», spiega Roberto Rossi, presidente del comitato, «ora occorre muoversi, e farlo velocemente, per fermare l’impianto. Il Comune deve per forza ammettere quel primo peccato originale nel dare il via libera e dirsi formalmente contrario all’impianto passando alle vie concrete per bloccarlo. Alle responsabilità si penserà in un secondo momento».

 

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