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Maniero: «Di Cicco con i miei soldi si è comprato tre ville»

L’ex boss racconta ai magistrati di Venezia gli affari e le beghe di famiglia. La lite con la sorella: «Se la mamma va in carcere vengo giù e ti massacro»

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VENEZIA. «Posso dire che ho sempre pagato io le tasse e i condoni che mio cognato ha fatto nel corso degli anni allo scopo di evitare anche di far trasparire la disponibilità di denaro contante in forma eccessiva». A pagare per conto del cognato dentista Riccardo Di Cicco, era Felice Maniero. Lo dice lui stesso ai pubblici ministeri della Direzione distretturale antimafia di Venezia nel primo interrogatorio - era il 12 marzo 2016 - che ha permesso di aprire uno squarcio sul tesoro dell’ex boss della Mala del Brenta. I finanzieri, nello studio dentistico di Di Cicco a Fucecchio, hanno sequestrato una grande quantità di documenti - contabilità, prime note, registri dei clienti - per ricostruire il reale volume d’affari dello studio rispetto a quei fatturati stellari dichiarati ogni anno, ben sopra la media. Il sospetto è che possano esserci fatture gonfiate per giustificare fatturati oltre la media e quindi un tenore di vita elevatissimo per Di Cicco e i suoi.

Il tesoro di Felice Maniero: ville, auto di lusso e gioielli

Ville e non solo. «Con i soldi che gli ho dato, mio cognato ha acquistato sicuramente almeno tre immobili. Mio cognato mi ha sempre chiesto l’approvazione per l’acquisto e che io ho sempre concordato in merito, ritenendolo un buon investimento», ha raccontato Maniero ai pm. Tra queste, la casa di Santa Croce sull’Arno, una dimora dell’Ottocento diroccata, «Poi per restaurarla ha speso un altro... un miliardo», dice Felice ai giudici. E poi la casa al mare a Marina di Pietrasanta, «Non so quanto ha speso, però lui (Di Cicco) dice che costa un milione di euro». E ancora le auto, alcune anche da sogno: «Ha sempre avuto delle macchine di lusso che ha cambiato spesso nel corso del tempo». Maniero si è fatto carico anche dei desideri della sorella Noretta, che non ha mai lavorato: la pelliccia da 50 mila euro, la liposuzione da 30 milioni di vecchie lire.

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L’inizio di tutto. Maniero non naviga in buone acque. Tra Natale 2015 e l’Epifania 2016 è in ospedale a Verona e riceve la visita della sorella e della nuova compagna di Di Cicco che gli promettono di convincere il dentista di staccare un assegno da 20-30 mila euro. Per Maniero è un’umiliazione. E decide di parlare. «Ho chiesto di incontrare i magistrati della Procura di Venezia perché voglio parlare del denaro che ho guadagnato con i miei traffici illeciti e del suo successivo riciclaggio. (...) Improvvisamente mio cognato ha cominciato a dichiarare di non avere più la liquidità necessaria per le restituzioni che io gli chiedevo e alla fine ha rinunciato a vedermi. Nonostante i miei tentativi non sono più riuscito a contattarlo per avere indietro il denaro». Lo dice Maniero ai pm quando si presenta per la prima volta in Procura a marzo. Lo farà altre tre volte. «Avendomi restituito circa 5-6 miliardi, mio cognato gestisce sicuramente almeno 25-26 miliardi di soldi che io gli ho dato, tenuto conto anche delle perdite che ci sono state con la crisi del 2008 e del fatto che mi riferirono anni fa che avevano perso 1 miliardo di un mio investimento per problemi finanziari».

Il lusso di Villa Maniero, dove abita la mamma dell'ex boss

L’amore per mamma Lucia. Dopo il primo interrogatorio, l’ex boss informa i familiari di quello che ha fatto e cerca di convincere la mamma Lucia e la sorella Noretta a parlare. Ma dieci giorni prima del secondo interrogatorio (a maggio), la sorella si tira indietro, convincendo anche la madre. «Guarda che se la mamma fa un’ora di carcere vengo giù e ti spacco la testa», dice Maniero al telefono a Noretta, confermando lo strettissimo legame, solido negli anni, tra Felice e la madre. Secondo “Felicetto”, la sorella era conscia che un atteggiamento collaborativo con gli inquirenti avrebbe portato al sequestro di tutti i beni.

I timori di Di Cicco. Il cognato di Maniero viene a sapere che Felice ha parlato. E a sua volta chiede una consulenza a un avvocato di Fucecchio che lo tranquillizza. «Guarda che lui, dopo i sei mesi dalla collaborazione non può più dire niente», aveva riferito Di Cicco ai familiari facendosi portavoce delle parole del legale e cercando così di rassicurare i suoi con un’affermazione non vera ma sufficiente a non farli collaborare. Maniero si arrabbia e invia un sms alla sorella: «Io sono stato interrogato e ho detto la verità, Marta (Bisello, compagna di Felice dal 1992) ha detto la verità! Se la mamma non dice la verità, prenderà poco meno dei grandi colpevoli!». E in un altro sms: «Sarai tu che deciderai la fine che farà la mamma!».

«Vendiamo le ville». È aprile 2016 quando Noretta, d’accordo con l’ex marito Di Cicco, prova a tenere buono Felice. Si mettono d’accordo per far credere a Felice di voler vendere la villa di Santa Croce sull’Arno e la casa al mare a Marina di Pietrasanta per pagare i debiti, tenendosi invece tutti i soldi senza dargli nulla. «Te fai finta che glieli diamo (i soldi) e buonanotte suonatori. Quando la casa è venduta, i soldi ce li mettiamo in tasca», dice di Cicco al telefono all’ex Noretta.

«Mangiato soldi della gente morta». Secondo gli inquirenti, non c’è dubbio che anche l’attuale compagna di Di Cicco sapesse del tesoro di Maniero, nonostante lei, al telefono con il medico di base, smentisca: «Lui doveva essere sincero nei miei confronti. Lui fa finta di niente. Io invece sto male». Il consorte, per mettere buono Maniero, cerca di convincere la compagna affinché anticipi soldi di tasca propria. Ma lei non ci sta. E con un’amica si sfoga al telefono. «C’è quell’altro (Felice Maniero) che dice che sta pigiando, che fa saltare tutti!», racconta la compagna del dentista ad un’amica, «Quando c’è stato da godere (Di Cicco e Noretta Maniero) hanno mangiato soldi... soldi della gente morta».

 

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