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La sfida della ristorazione collettiva

Forum della Coldiretti: mense scolastiche e pasti per ospedali tra norme e alimentazione corretta

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Dalla mensa della scuola elementare ai pasti preparati per gli ospedali, tutti i servizi di ristorazione collettiva condividono obiettivi fondamentali e criticità ben note, proprio recentemente divenute anche oggetto di feroci dibattiti.

Per fare il punto sulla situazione in Veneto, ma anche per discutere in maniera finalmente costruttiva di alimentazione e norme regionali, di valori nutritivi bilanciati e di servizi sociali ed educativi, oltre che pratici, ieri mattina Coldiretti, all'ombra della sua sede di Mestre, ha organizzato il suo primo forum intergenerazionale, per l'occasione intitolato appunto “Tipico e straordinario in mensa”.

L'appuntamento, ospitato negli spazi della Cassa di Risparmio di Venezia in via Torino, ha visto la partecipazione di Martino Cerantola e Pietro Piccioni, rispettivamente presidente e direttore regionale dell'associazione di categoria, dell'assessore comunale al Sociale Simone Venturini e della consigliera regionale Cristina Guarda, ma anche della professoressa Isabella Savini, presidente del corso di laurea magistrale in Scienze della Nutrizione Umana, della dottoressa Martina Di Pieri e del dottor Saverio Chilese, della direzione Prevenzione, Igiene e Sanità pubblica della Regione Veneto; sono poi intervenuti anche l'avvocato Diego Signor, impegnato a spiegare a tutta la sala l'attuale normativa in fatto di appalti, e il dirigente scolastico Davide Frisoli dell'istituto comprensivo Viale San Marco, che in particolare si è soffermato sulla recente diatriba tra difensori del cibo della mensa e sostenitori della cosiddetta “alternativa panino”, fornendo a proposito la sua esperienza diretta dopo la sentenza torinese che ha sdoganato la possibilità di scelta in tutta Italia.

«La decisione della corte in Piemonte ci ha messi inizialmente in difficoltà - spiegava a margine Frisoli - Ovviamente non per la possibilità di scelta da garantire alle famiglie, quanto più per le indicazioni che conteneva, che non tenevano conto delle strutture e del personale esistenti. Senza sapere poi quanti bambini avrebbero deciso di abbandonare i piatti preparati da Ames, era anche difficile organizzarsi per tempo. Alla fine in pochissimi hanno scelto di optare per il cibo preparato a casa, e in realtà il vero problema della nostra mensa è piuttosto che tanto cibo va sprecato: forse bisognerebbe pesare i menù perché risultino più attrattivi per i bambini».

Giacomo Costa

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