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«Un metodo innovativo cha aiuta i pazienti»

MIRANO. I politici (la Regione le ha approvate già nel 2005) le chiamano terapie complementari, in realtà la pet-therapy è considerata dagli esperti un’attività di “supporto e integrazione delle...

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MIRANO. I politici (la Regione le ha approvate già nel 2005) le chiamano terapie complementari, in realtà la pet-therapy è considerata dagli esperti un’attività di “supporto e integrazione delle cure clinico-terapeutiche”, che contribuisce a rinforzare l’autostima della persona e a migliorarne il benessere psicofisico. «Il metodo è sicuramente innovativo», spiega il primario di Pediatria Luca Vecchiato, «cani e gatti giocano un ruolo importante nel periodo di ricovero dei nostri piccoli pazienti, soprattutto se si affianca ad altre importanti iniziative che da qualche anno proponiamo per dare sollievo alle famiglie e ai loro bambini, come la clown terapia. Sono attività in grado di ridurre lo stress e l’ansia che il ricovero tende a provocare». «Abbiamo sperimentato il progetto per la prima volta con il signor Busetto, prevedendo di poter incontrare in reparto il proprio animale domestico», aggiunge il primario di Oncologia Giuseppe Azzarello, «dopo aver condiviso tra noi operatori, insieme al paziente e alla sua famiglia, che il risultato era stato molto buono, sia per gli effetti positivi dal punto di vista psicologico ma anche fisico, abbiamo deciso di far partire questa iniziativa, promossa dalla direzione dell’azienda». Il progetto intitolato “Ti dono un sorriso” oggi è possibile negli ospedali di Mirano e Dolo grazie alla formazione professionale sulle terapie assistite dagli animali condotto dalla coordinatrice infermieristica Vallì Calzavara, che è anche referente del progetto: «Il caso del signor Busetto è stato illuminante», spiega, «prima di abbracciare il suo Birillo, il signor Fabio era malinconico, taciturno, apatico. Si rivolgeva al personale solo per richiedere altri farmaci per alleviare le sue pene. Poi qualcosa è cambiato. Birillo gli è saltato in braccio, ha cominciato a coccolarlo e Fabio ha sorriso. Un incontro che ha riempito il cuore anche a noi infermiere».(f.d.g.)

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