«Agli immigrati non possiamo limitarci a dare una minestra e un letto caldi, sono cose che non possono assicurare dignità e futuro a queste persone. Semmai sono l’anticamera dell’assistenzialismo e della dipendenza dai servizi sociali. Come amministratori pubblici abbiamo, invece, il dovere di investire in progetti virtuosi, in una logica efficace di cooperazione decentrata a favore dei paesi del Sud del mondo».
Si è espresso così il sindaco di Cona, Alberto Panfilio (nella foto), venerdì, durante il summit «Europa: i rifugiati sono nostri fratelli», che riunisce in Vaticano 80 sindaci europei, di cui 20 italiani (e con Panfilio come unico veneziano) su iniziativa della Pontificia accademia delle scienze sociali. Panfilio si è confrontato con le esperienze dei colleghi sindaci di altre città europee, dalle capitali Londra, Parigi, Berlino, alle grandi città come Barcellona, Manchester, Dresda fino alle piccole realtà come Lesbo, Lampedusa e la sua Cona, dove gli immigrati, in un anno e mezzo, sono saliti da 50 a oltre 1.300. Ed è stato sulla base di questa sua particolare esperienza che Panfilio ha invitato tutti a rapportarsi sul campo con le realtà rappresentate dai migranti. «Dobbiamo capire fino in fondo le loro ragioni di persone che si vedono negati i diritti fondamentali nei loro Paesi, così da abbandonare il sistema di accoglienza costruito dal Governo, che finora si è rivelato inefficace», ha aggiunto Panfilio che, da tempo, sostiene il fallimento del sistema, più invocato che attuato, della “accoglienza diffusa”. Per il sindaco veneziano, la vera chiave di volta è invece quella della cooperazione internazionale, affrontando alla radice le cause dei flussi migratori. «Province e Comuni, di intesa con le associazioni di volontariato, possono farsi realmente promotori di una nuova politica di sviluppo delle regioni soprattutto dell’Africa, producendo meccanismi virtuosi per i paesi di origine dei migranti» ha spiegato Panfilio.
E ha concluso: «È questo il vero antidoto alla povertà che potrà assicurare un futuro a quella parte del mondo. Sulla cooperazione ci sono sia la normativa che le risorse, serve solo una classe dirigente coraggiosa che comprenda il nesso tra questa attività internazionale e la risoluzione del problema migratorio».
Diego Degan