CHIOGGIA. Giudice di pace a rischio, le opposizioni e gli avvocati chiedono spiegazioni alla giunta Cinque stelle.
A un mese dalla richiesta di una commissione consiliare per fare il punto della situazione e ricercare una soluzione che eviti la chiusura del servizio e il trasferimento a Venezia, la seduta non è ancora stata convocata e i tempi stringono. Dal 2017, se i comuni di Cavarzere e Cona non comparteciperanno alle spese, il sindaco di Chioggia Alessandro Ferro ha intenzione di chiudere il servizio.
Un aut aut a cui si sono trovati di fronte gli stessi avvocati della Camera di Chioggia che da settimane attendono un confronto allargato. Il servizio attualmente comprende i giudici di pace, che si alternano e provengono anche da fuori, e cinque cancellieri (dipendenti del Comune). Le spese di gestione (stipendi dipendenti, utenze, manutenzioni) sono a carico del Comune e pesano per 232.000 l’anno.
«L’ipotesi di chiudere perché i costi sono eccessivi è inaccettabile», sostiene il consigliere forzista Beniamino Boscolo Capon che ieri ha presentato un ordine del giorno perché il tema sia affrontato in Consiglio comunale, «sono centinaia le persone che usufruiscono di questo servizio. Con la chiusura utenti e avvocati dovrebbero far riferimento a Venezia, con un aggravio di spese e tempi di spostamento, andando a intasare un ufficio già oberato di richieste. Abbiamo perso il Tribunale, non possiamo perdere anche questo servizio che tra l’altro con la recente normativa vede ampliati i settori di competenza». Fortemente preoccupato anche il Pd. «Non è ammissibile che in un mese non sia stato convocato il confronto», spiega la capogruppo Barbara Penzo, «non lo abbiamo chiesto solo noi, lo hanno chiesto gli avvocati per capire le intenzioni di questa giunta. Su una questione così importante non può esserci la chiusura dell’amministrazione. Sono problemi della città e vanno discussi con tutti. Se i costi sono eccessivi, si possono cercare soluzioni per razionalizzare le spese, ma non ipotizzare la chiusura». Il sindaco, conti alla mano, sostiene che senza aiuti esterni non ci sono alternative. «La riforma della giustizia ci permette di tenere aperti gli uffici del giudice di pace solo se ci accolliamo le spese», spiega Ferro, «Cavarzere non ha mai voluto entrare nella convenzione, Cona lo ha fatto ma poi ci ha ripensato recedendo dall’accordo. Noi non riusciamo da soli a sostenere 232.000 euro di spese. Abbiamo inviato nei giorni scorsi una lettera ai comuni di Cavarzere e Cona chiedendo di compartecipare, ma se non lo faranno o se gli avvocati non decideranno di farsi carico di parte delle spese non abbiamo alternative. Peraltro il personale della cancelleria ci servirebbe in altri uffici».Elisabetta Boscolo Anzoletti