CONA. Partono questa mattina, da Conetta e Bagnoli, i profughi eritrei che, venerdì e sabato della settimana scorsa, hanno manifestato per chiedere una rapida definizione della loro «relocation», ovvero il trasferimento in altri Stati dell’Unione europea, in base alle quote stabilite dagli accordi internazionali.
La loro prima tappa sarà vicino a Roma, nella struttura allestita a Castelnuovo di Porto, poi proseguiranno per le rispettive destinazioni. Non è detto, però, che la meta finale del viaggio soddisfi completamente i loro desideri. Alcuni, infatti, saprebbero già di essere destinati a Polonia e Lituania e non a Paesi come la Germania e la Norvegia dove esistono già delle comunità di loro connazionali strutturate e in grado di aiutarne l’inserimento in quelle realtà sociali. Era anche questo, insieme ai lunghi tempi di attesa per uscire dall’Italia, il motivo delle manifestazioni che si erano svolte lo scorso fine settimana. Venerdì una trentina di profughi eritrei alloggiati a Bagnoli erano scesi in strada per chiedere la rapida definizione della loro «relocation» e sabato avevano fatto altrettanto quelli alloggiati a Conetta (erano in 26) che, partiti dalla ex base militare, avevano raggiunto Agna, nella speranza, forse, di congiungersi con i connazionali di Bagnoli. Invece questi ultimi, già “diffidati” dopo la manifestazione del giorno precedente, non si erano fatti vedere e gli eritrei di Conetta, dopo un paio d’ore sotto la pioggia e “l’invito” dei carabinieri a togliere il blocco stradale, erano rientrati pacificamente alla base.
Il loro trasferimento a Roma, comunque, era già in programma per martedì, ma è stato anticipato di un giorno, probabilmente per dare un segnale ed evitare iniziative personali di allontanamento. E’ da ricordare, infatti, che poco più di un anno fa, nell’estate del 2015, alcuni richiedenti asilo somali ed eritrei, portati alla base di Conetta, si erano fermati solo il tempo di fare una doccia ed erano poi andati a cercare una biglietteria per prendere il treno e raggiungere Milano, dove c’è una discreta comunità di loro connazionali. (d.deg.)