CHIOGGIA. «Ma dove li avranno messi?». Dopo l’arrivo di 11 nuovi migranti, sabato scorso, a Chioggia, è questa la domanda che più si sente fare “in piazza”, seconda solo all’esclamazione «mandateli via». Due frasi che descrivono il clima di ostilità, anche alimentato ad arte, che sembra dominare nei confronti di profughi e immigrati, in generale. La domanda sul “dove” non rappresenta necessariamente una contrarietà di principio all’arrivo di queste persone ma denota, comunque, un certo timore. D’altra parte la segretezza, voluta dalla Prefettura, sulla loro destinazione precisa (in quale luogo della città vivranno nei prossimi mesi o anni) viene giustificata proprio con il suddetto clima di ostilità. Va detto che, di solito, la Prefettura è ancora più riservata su arrivi e partenze dei profughi e il fatto che il sindaco Ferro ne sia stato informato il giorno prima è quasi un gesto di buona volontà. Che, d’altra parte, è stato ricambiato, in un certo senso, dal primo cittadino che ha diffuso la notizia solo a cose fatte. Il tutto sicuramente nell’ottica di evitare incidenti, blocchi stradali e proteste. E, tuttavia, proprio il segreto alimenta timori e paure, come insegnano l’esperienza di Conetta e Ca’ Bianca. Nella frazione di Cona, infatti, più volte si sentiva parlare di nuovi arrivi in stabili diversi dall’ex caserma, abbandonati da tempo; nella frazione chioggiotta la protesta era montata prima ancora che si vedesse un solo profugo, e poi non ne è arrivato nessuno.
Ora il tormentone si ripete ma è destinato a terminare presto: la presenza dei nuovi ospiti, infatti, non passerà inosservata e, in pochi giorni, il luogo sarà noto a tutti.
Diego Degan