La crisi in Consiglio, ma Brugnaro diserta
Sindaco assente ieri a Ca’ Loredan. Opposizioni scatenate: «Spieghi il cambio di maggioranza e le fratture con la Lega»
di Alberto Vitucci
La crisi resta fuori dal Consiglio. Opposizioni all’attacco ieri a Ca’ Loredan sulle dimissioni dell’assessora leghista al Commercio, Francesca Guzzon. Ma il sindaco Luigi Brugnaro non si è visto. E in sua assenza nessuno, o quasi, ha preso l’iniziativa. «Il sindaco comunicherà le novità quando ci saranno», si è limitata a dire la vicesindaco leghista Luciana Colle, «per adesso ha assunto lui ad interim le deleghe al Commercio e Attività produttive. Questo è tutto. Se ci sono spaccature tra di noi? Lo vedrete con il voto sulle delibere».
Ma alle opposizioni le spiegazioni sulle «ragioni personali» delle dimissioni non sono bastate. «Dopo quello che è successo», ha aperto Nicola Pellicani del Pd, «il sindaco ha il dovere di spiegare alla città con quale maggioranza governa. Il progetto politico è cambiato rispetto al giugno dell’anno scorso». «Il sindaco non c’è, io non posso dare questa risposta, non mi compete», ha detto la presidente del Consiglio comunale Ermelinda Damiano.
Ma il fuoco di fila delle opposizioni si è fatto serrato. Alla richiesta di Pellicani si sono associati Elena La Rocca (Cinquestelle), Monica Sambo del Pd, Giovanni Pelizzato (Lista Casson). Rocco Fiano (Lista Casson) ha ricordato le motivazioni date dall’assessora dimissionaria. «Altro che ragioni personali, qui il problema è politico», ha detto, «lei dice che non riusciva più a lavorare perché il sindaco non ha rispettato i patti presi con la Lega».
Maurizio Crovato, capogruppo della lista del sindaco, gli ha risposto così: «Sono questioni di lana caprina, noi abbiamo accertato che si tratta di motivi personali». Silenzio invece dai banchi della Lega. Giovanni Giusto, consigliere delegato alla Voga e Tradizioni, esclude che vi siano in maggioranza problemi politici tra il suo partito e il sindaco.
Ma il segretario regionale del Carroccio Antonio Da Re usa toni diversi. «Abbiamo chiesto un incontro urgente al sindaco», ripete, «perché ci sono molte questioni da chiarire. Dal referendum alla Città metropolitana, alle alleanze sul territorio». Significa che la ferita di Chioggia, nella primavera scorsa, è ancora aperta. Brugnaro aveva lanciato una sua lista civica con una candidata sindaco. Decidendo di non appoggiare il sindaco uscente portato dai leghisti. «Il risultato non è stato granché», dice Da Re.
Ma la questione su cui Lega e Brugnaro rischiano la rottura si chiama referendum di separazione. In Regione il presidente Luca Zaia il presidente della commissione Marino Finozzi hanno assicurato che la consultazione si farà. Brugnaro ha invece annunciato – con delibera approvata dalla sua maggioranza in Consiglio comunale – che è pronto a presentare ricorso per illegittimità contro la delibera regionale. Un atto contro cui hanno votato in Consiglio i due consiglieri Giusto e Silvana Tosi, in giunta l’assessora Guzzon. Usando tra l’altro – soprattutto Tosi e Guzzon – toni piuttosto duri nei confronti del primo cittadino: «Non mantiene i patti, aveva firmato con la Lega l’impegno di far svolgere il referendum adesso ha cambiato idea».
Più morbida la posizione della vicesindaco Colle. Funzionaria del Demanio che Brugnaro ha chiamato in giunta. Non è una leghista della prima ora, mugugna la base del partito. Che nelle migliori tradizioni è anch’esso diviso in gruppi e correnti. Una che fa capo al vicepresidente della giunta regionale Gianluca Forcolin, ben disposto verso Brugnaro. Un’altra che fa capo alla regione e al partito fedele a Salvini, che ha atteggiamento diverso.
E infine i “veneziani”, rappresentati da Giusto, fedelissimo di Brugnaro a ancora ben saldo nel partito. In attesa del vertice Brugnaro-Lega, atteso per la fine della settimana prossima, si attende un chiarimento tra le varie anime del Carroccio.
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