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«Varchi prioritari, soluzione definitiva a Venezia»

È l’obiettivo finale su cui punta l’assessore alla Mobilità Boraso. Ma per Novembrini (Cgil) «non è cambiato nulla». Vota il sondaggio

Francesco Furlan
2 minuti di lettura

VENEZIA. «Il progetto sta funzionando, la sperimentazione continua», dice l’assessore alla Mobilità Renato Boraso. «Non è cambiato nulla, i vaporetti sono stipati come lo erano prima», sostiene Valter Novembrini, della Cgil Trasporti. È tempo di primi bilanci a tre mesi dall’avvio della sperimentazione delle corsie prioritarie per i residenti e i pendolari negli imbarcaderi più affollati della città.

Il 13 giugno le prime corsie della City Pass a piazzale Roma-piazzale Roma Santa Chiara “F” (linea 2 direzione Rialto), a Rialto “C” (linea 2 direzione Ferrovia-piazzale Roma) e al Lido Santa Maria Elisabetta “A” e “B” (imbarco linee 5.1-5.2-6 e in estate la linea 8), poi dal 4 luglio le nuove aperture a Murano Faro, e a Burano.

A novembre, se la fine del cantiere sarà rispettata, la priority line dovrebbe infine fare la sua comparsa all’imbarcadero della stazione ferroviaria, dove i lavori hanno accumulato ritardo dopo che il cantiere era stato aperto il 14 ottobre del 2015.

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«Tra qualche giorno presenteremo i dati della sperimentazione», dice l’assessore alla Mobilità, Renato Boraso, «ma ci pare che i risultati siano buoni, motivo per cui la sperimentazione continuerà e siamo pronti a trasformarla in una soluzione definitiva se i numeri confermeranno le nostre impressioni». I numeri di questi primi tre mesi di sperimentazione, nei mesi in cui è maggiore la pressione dei turisti, parlano di 15 mila passaggi quotidiani agli accessi prioritari degli imbarcaderi e si stima che con l’avvio delle scuole diventeranno presto 16 mila. Già all’inizio della sperimentazione Actv aveva provveduto ad abilitare da remoto le carte dei residenti nel Comune di Venezia e i profili riservati alle fasce deboli (circa 200mila tessere), mentre sono state 8 mila le abilitazioni richieste da altri utenti aventi diritto come studenti e lavoratori pendolari non residenti a Venezia cui viene chiesto di compilare di un apposito modulo che certifichi l’effettiva sede di lavoro o studio in centro storico o nelle isole. Scettici le organizzazioni sindacali, secondo le quali con l’avvio della sperimentazione non è, nella sostanza, cambiato nulla.

«Non è cambiato nulla perché nella sostanza dei fatti non c’è alcuna reale priorità visto che è l’Europa a dire che non si può fare», dice Valter Novembrini, «semplicemente i veneziani stanno da una parte e i turisti dall’altra, ma salgono sullo stesso vaporetto e i disagi ci sono. La catenella che li tiene separati viene aperta dopo pochi secondi e non certo quando sono saliti tutti i veneziani. Senza contare che chi entra per primo si trova schiacciato in fondo, e poi per uscire deve farsi largo tra turisti e valigie». Sull’efficacia della sperimentazione in città ci sono opinioni diverse. Le corsie prioritarie sono state argomenti di discussione anche nella marcia dei carrelli di sabato scorso, organizzata dai ragazzi di Generazione 90 contro la mancata gestione dei turisti di massa. C’è chi è convinto che il provvedimento sia stato utile per evitare le lunghe code ed entrare nei vaporetti più in fretta e chi ritiene che l’unica soluzione sarebbe quella di aumentare le corse. Anche perché spesso - osservano molti pendolari - quando c’è tanta ressa i veneziani in coda entrano dopo dei primi turisti. Difficile però, sul piano della distinzione tra turisti e residenti, che amministrazione e Actv possano spingersi oltre visto che l’Unione Europea ha già sanzionato comportamenti che, sul piano dell’offerta dei trasporti, discriminano i turisti rispetto ai residenti.

f.furlan@nuovavenezia.it

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