In evidenza
Sezioni
Magazine
Annunci
Quotidiani GNN
Comuni

«Volontà di cambiare, così governo Mira»

Il sindaco si racconta tra difficoltà con i funzionari e lotta agli sprechi. Il mandato bis? Non sono io che devo decidere

di Rubina Bon
3 minuti di lettura

MIRA. Quattro anni fa era un enfant prodige, oggi rientra tra i veterani nel panorama dei sindaci pentastellati. La sua elezione a maggio del 2012 a Mira ha rappresentato l’inizio dell’avanzata del Movimento 5 Stelle nel Veneziano, quella stessa avanzata che nell’ultima tornata elettorale ha consegnato i municipi di Chioggia e Vigonovo al partito di Beppe Grillo.

Per i neo sindaci Alessandro Ferro e Andrea Danieletto, Alvise Maniero ha un consiglio: «La prima volta che entreranno in Comune troveranno una sfilza di funzionari che diranno che non si può fare, la legge non lo prevede, non ci sono i soldi, non è possibile. L’80% delle volte si può fare, con molta fatica, ma non bisogna mollare. I miei colleghi hanno tutto quel che serve: umiltà, determinazione, voglia di fare. Io sono la prova che chiunque può fare il sindaco se ha buona volontà ed è libero dai partiti. Non serve una segreteria, il Comune lo possiamo amministrare noi cittadini».

L’ultima tornata elettorale ha fatto emergere la volontà di cambiamento: un voto di protesta o di proposta?

«Nel voto ci sono le componenti di speranza e di disperazione. Un risultato del genere per i 5 Stelle non è improvvisato, la gente non ci vota solo per protesta. I primi esperimenti eravamo noi e Sarego, nel Vicentino. Allora la gente aveva fatto una scelta piuttosto arrischiata. Però poi ha visto i risultati. Abbiamo persone qualificate che non valgono meno degli esperti di partito».

Alle amministrative si vota di solito più la persona e meno il partito. I 5 Stelle però spesso sono sconosciuti. Eppure i risultati sono dalla vostra. È stato dunque votato il Movimento o la persona?

«Le due cose vanno assieme. Il Movimento è un marchio di garanzia. Noi siamo persone qualunque, importanti sono il servizio e le idee».

Il risultato elettorale di Chioggia è la fotocopia del suo nel 2012: secondo a sorpresa al primo turno, vittorioso al ballottaggio. Come si spiega il ribaltone?

«Sono stati intercettati coloro che non avevano una preferenza esclusiva per il Movimento, ma che dovendo scegliere tra chi aveva già governato e dei perfetti sconosciuti, ha deciso di cambiare».

Nonostante la giovane età, lei è un amministratore ormai di esperienza. Prima di essere eletto pensava che fare il sindaco fosse proprio così?

«Mi ha sorpreso soprattutto quanto sia ridotto il potere degli amministratori. Dal 1992 quasi tutto il potere è in mano ai funzionari, il sindaco dà gli indirizzi generali e poco più. Noi abbiamo cambiato i dirigenti, sostituito il segretario generale, eliminato il direttore generale, cambiato buona parte dei capiufficio. Tutto per poter lavorare».

Appena eletti avevate detto che avreste amministrato senza l’influenza dei guru del Movimento. È così?

«Non ho mai avuto una telefonata o una direttiva che mi dicesse cosa fare. Nel bene e nel male siamo soli».

Trasparenza, partecipazione, lotta agli sprechi: come ha concretizzato questi principi?

«Dal primo Consiglio, tutte le sedute sono registrate. Abbiamo fatto le pulci a servizi e contratti per ottenere risparmi. I servizi comunali, dalla gestione dei ponti agli sfalci, dalle manutenzioni stradali ai cimiteri, erano appaltati a un global service. Alla scadenza naturale di ogni appalto abbiamo rimesso tutto a gara separatamente. Abbiamo ottenuto il potenziamento dei servizi e la riduzione dei costi dal 20 al 50%. E noi siamo gli inesperti... Quanto alla partecipazione, siamo pronti a introdurre i referendum comunali a quorum zero. E poi il bilancio partecipato: quest’anno si sono quintuplicati i votanti con un effetto virale di coinvolgimento».

Come sono i rapporti con le opposizioni?

«Ci si potrebbe immaginare che un partito tradizionale, con maggiore esperienza e più strutturato, possa portare critiche e suggerimenti. Con amarezza da noi vedo il contrario, in particolare nel Pd».

Proprio parte del Pd mirese ha trasformato in un caso il suo rinvio a giudizio per lesioni colpose gravissime per il bimbo rimasto invalido dopo la caduta dal tetto della piscina comunale, chiamando in causa l’atteggiamento diverso del Movimento nei suoi confronti rispetto, ad esempio, a quanto fatto con il sindaco di Parma.

«Di cosa mi accusa il Pd? Dal primo giorno ho pubblicato tutto sul nostro blog. Sono a processo in quanto proprietario della piscina, è diverso da chi è indagato perché accusato di cose che avrebbe commesso in prima persona».

Quale la più grande difficoltà in questi quattro anni?

«In un momento in cui l’ente deve cambiare profondamente per poter continuare a dare servizi, in una fase economicamente difficile fuori e dentro al Comune, i sindaci non hanno strumenti di intervento. Per cambiare la struttura c’è una burocrazia incredibile: le figure sono intoccabili, non possiamo assumere né licenziare. È una follia.

La più bella soddisfazione?

Ne cito due. Il bilancio partecipativo: vedere i cittadini che si impegnano per la loro città dà speranza per il futuro. E poi il tornado: in un momento di disgrazia, abbiamo assistito alla meraviglia dello spirito civico che in totale spontaneità e disinteresse si è manifestato da ovunque. Penso a chi ha aiutato con le braccia, i mezzi, le donazioni di soldi e materiali. È stata la prova che siamo una comunità».

L’8 luglio è il primo anniversario del tornado. A che punto è la partita dei risarcimenti?

«Lo Stato non ha dato euro ai privati. Gli unici soldi sono frutto delle donazioni di altri privati: 400 mila euro per i danni strutturali, a beni immobili e mobili anche non registrati. La Regione invece ha mantenuto le promesse».

Tra un anno scade il mandato. Cosa farà?

«Mi interessa fare fino all’ultimo il mio dovere. Abbiamo ancora molto da fare in questi mesi. Non è rilevante decidere ora. E poi chi sono per scegliere? Stupisce che si chieda a me se mi ricandido. Non sono nessuno».

Quando si toglierà la fascia da sindaco, che progetti ha?

«Ho una tesi da finire e un bimbo da crescere. Mi basta essere utile e ci sono mille possibilità: anche differenziare bene i rifiuti è un modo per essere utile alla comunità».

©RIPRODUZIONE RISERVATA

I commenti dei lettori