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Tram, indagine su 20 chilometri di cavi

Vertice d’urgenza dei tecnici dopo il cedimento a San Giuliano: al setaccio le linee Favaro-Venezia e Mestre-Marghera

Mitia Chiarin
2 minuti di lettura

MESTRE. Linea aerea del tram ai raggi X, al via le verifiche tecniche sui cavi aerei che assicurano l’alimentazione elettrica al tram su tutti i 20 chilometri delle due linee in funzione a Mestre, la T1 Favaro-Venezia e la T2 Mestre-Marghera.

È questa la decisione presa giovedì in un vertice dei tecnici dell’azienda di trasporto che ha visto discutere dell’ultimo incidente, il cavo aereo che mercoledì è ceduto sul ponte della Libertà causando un blocco sulla linea per Venezia di quasi tre ore, a partire dalle 15.55. Incidente avvenuto nell’area di San Giuliano, alla fine di viale San Marco, con la interruzione dell’erogazione dell’energia elettrica e il blocco delle corse da San Giuliano a piazzale Roma fino alle 18.20. Del problema hanno discusso ieri l’amministratore unico di Pmv, l’ingegner Flavio Zanchettin, il direttore generale di Avm Giovanni Seno e i direttori che seguono sia il progetto tram che l’organizzazione dei trasporti di Actv.

I numeri del tram, tra soldi spesi e stop 

«Scattano da oggi le verifiche sulla linea di alimentazione che è il vero punto debole del sistema tramviario. Una verifica globale da attuare in tempi rapidissimi per evidenziare una volta per tutte se ci sono carenze sull’impianto», spiega alla fine dell’incontro l’ingegner Zanchettin. Indagini definite una «prassi» dal direttore generale di Avm, Giovanni Seno. Ma ogni questione legata al funzionamento del tram finisce sotto i riflettori dell’opinione pubblica, come è giusto che sia per un’opera costata 208 milioni di euro, dieci anni di polemiche e una infinità di polemiche.

La partita tram è da tempo sotto verifiche: da febbraio 2016 le tre commissioni di collaudo dell’opera tengono sott’occhio anche le cause degli oltre 180 fermi tecnici che hanno bloccato da settembre ad oggi alcune delle corse. Collaudi che sono in corso già da alcuni mesi e che riguardano sia i conti finali con le imprese dell’Ati per la chiusura del contratto e poi le verifiche tecniche dei collaudatori. Alcune magagne sono già emerse nelle settimane scorse come le piccole fessurazioni evidenziate in alcuni tratti di piattaforma.

Ma sulla linea aerea di contatto, dopo l’incidente di mercoledì, simile a quello verificatosi sul ponte della Libertà alla fine di marzo 2016, ora i tecnici vogliono fare un supplemento di verifica con un gruppo di lavoro che si mette al lavoro già da oggi riprendendo vecchi progetti e andando a verificare schede, linee, pantografi, sistemi elettrici. La prassi, nel caso emergano carenze ed errori nell’attuazione dei lavori, sono definite dalle norme sulle opere pubbliche: verificata la situazione, scatta la messa in mora dell’impresa, la richiesta di eseguire i lavori per ripristinare la corretta funzionalità del servizio. Nel caso non vengano eseguite le riparazione, l’esecuzione viene attuata dalla committenza (Pmv, Actv, Avm e Comune) con l’addebito dei costi a carico delle imprese, nell’ambito dei calcoli tra dare e avere che chiuderanno il contratto. «Se ci sarà da spendere, lo faremo. A noi interessa che il sistema funzioni alle perfezione», ribadisce Zanchettin. L’impressione, a questo punto, è che la lista delle rivalse sia destinata ad allungarsi.

 

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