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“Dimentica” di dichiarare 450 mila euro, a processo

Avvocato jesolano denunciato dalla Guardia di Finanza: ieri udienza rinviata Il suo legale rinuncia alla difesa. Due anni fa l’accusa di appropriazione indebita

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JESOLO. Stando alla Guardia di Finanza, che ha eseguito i controlli, l’avvocato R.D., jesolano di nascita, iscritto all’Ordine di Venezia ma con studio legale a Treviso, nella dichiarazione dei redditi del 2009 si era «dimenticato» di trascrivere una cifra considerevole che aveva intascato, ben 450 mila euro, in questo modo avrebbe evitato di versare 193 mila e 500 euro di Irpef con il suo «Unico», che si riferiva all’anno fiscale 2008. Ieri, doveva comparire davanti al giudice monocratico di Venezia Savina Caruso, lui non si è presentato in udienza, ma c’era il suo difensore di fiducia, l’avvocato Matteo Giacomazzi: è stato sentito in qualità di testimone il maresciallo della Guardia di Finanza che aveva seguito le indagini, quindi l’udienza è stata rinviata.

Prima però, il legale dell’imputato ha spiegato al giudice che avrebbe lasciato la difesa preannunciando che non sarebbe stato presente nella prossima udienza, probabilmente quella fondamentale, visto che prima il pubblico ministero terrà le sue conclusioni con la sua richiesta e subito dopo toccherà alla difesa. L’avvocato Giacomazzi non ha spiegato - non era tenuto a farlo - perché lascia la difesa, ma è probabile che non si trovi d’accordo con il suo cliente nella linea da seguire per puntare all’assoluzione. Nell’udienza precedente, il legale aveva accennato alla sua linea di difesa: aveva sostenuto che, in realtà, R.D. aveva anche emesso una fattura per quella cifra, che però non avrebbe dovuto finire sulla dichiarazione dei redditi perché si sarebbe trattato del pagamento di una consulenza e non di una parcella.

Non è il primo guaio giudiziario in cui incappa il legale jesolano. Due anni fa, era finito sotto accusa per appropriazione indebita, ed era stato condannato dal giudice monocratico di Treviso Leonardo Bianco a quattro mesi di reclusione e a 400 euro di multa (la pena era stata sospesa grazie alla condizionale). Il professionista era stato trascinato davanti ad un giudice da un 50enne di Preganziol, un cliente che a lui si era rivolto. Stando alle accuse l'avvocato, nel rappresentare la parte offesa in una causa di separazione dalla moglie, avrebbe ricevuto dal 50enne di Preganziol 18 mila euro in contanti a titolo di deposito fiduciario. Denaro che, secondo quanto sostenuto dalla parte offesa, il professionista non avrebbe più restituito. «Ha soldi in conto corrente? È meglio se li dà a me. Così non rischia che sua moglie glieli porti via durante la separazione», gli aveva suggerito il legale e così il cliente aveva fatto, rimanendo fregato, almeno stando alle accuse.

Giorgio Cecchetti

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