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Il Veneto voterà per garantire l’autodifesa

Berlato: entro un mese la proposta regionale di modifica del codice penale. Zaia: priorità alla tutela dei cittadini

di Filippo Tosatto
2 minuti di lettura

VENEZIA. Un progetto di legge di iniziativa regionale, che prevede la modifica dell’articolo 52 del codice penale - quello che definisce e regola la legittima difesa - e mira a garantire la «non perseguibilità penale e civile» di chi, aggredito a domicilio o nel luogo di lavoro, ricorra all’uso della forza contro criminali armati che attentino alle sue proprietà e all’incolumità del singolo o dei familiari. L’artefice del provvedimento è Sergio Berlato, già europarlamentare e ora capogruppo di Fratelli d’Italia: approvato in commissione, con i voti di Lega e centrodestra, il pdl approderà in aula entro un mese e, ottenuto il sì definitivo, sarà trasmesso al Parlamento. «L’obiettivo è quello di restringere il margine discrezionale dei magistrati, che troppo spesso sentenziano in modo difforme», le parole di Berlato «stiamo parlando delle persone oneste, che detengono legalmente un’arma, colpite nel loro diritto a vivere in pace. I sondaggi rivelano che tra i cittadini il bisogno di sicurezza supera perfino l’esigenza di lavoro e la circostanza è facilmente comprensibile in un Paese dove il 93% dei furti resta impunito. Nessuna giustizia fai-da-te ma è scandaloso che chi reagisce all’assalto di un delinquente pericoloso subisca una condannato e magari sia costretto a versare un risarcimento».

È il caso di Franco Birolo, il tabaccaio di Civè di Correzzola che quattro anni fa uccise con un colpo di pistola uno dei quattro ladri pentrati di notte nella sua tabaccheria mentre lui dormiva al piano di sopra; condannato in primo grado a 2 anni e 8 mesi e al versamento di 325 mila euro ai familiari della vittima, è in attesa del processo d’appello: «Mio malgrado, sto seguendo con molta attenzione la discussione sull'argomento, dice il padovano «è urgente fare chiarezza sul piano del diritto, purtroppo il crimine non si ferma e quello che è successo a me e ad altri, inevitabilmente potrebbe capitare ancora. La questione è molto sentita, io spero che a livello parlamentare si riesca, alla fine, a trovare una giusta mediazione e a varare la nuova legge».

A segnalare all’assemblea del Veneto la priorità del progetto legislativo, è il governatore Luca Zaia: «Il diritto alla legittima difesa da parte di un cittadino che vede la sua casa, la sua intimità e la sua incolumità violate, non è né di destra né di sinistra ma attiene alla richiesta forte di un popolo, di fronte alla quale governo e politica non possono fare orecchie da mercante»; «Nessuno vuole un paese di pistoleri. Ma nella maggioranza di governo si continua a millantare, in nome di un buonismo peloso,  la suggestione negativa della libertà di farsi giustizia da soli. Bisogna prendere coscienza che le leggi, al momento, tutelano più l’aggressore dell’aggredito. Sono gli stessi magistrati a chiederci di modificare norme che li obbligano a rimettere in libertà veri, propri e recidivi pezzi da galera», rincara l’esponente leghista con allusione all’intervento di Carlo Nordio, procuratore aggiunto della Repubblica a Venezia, favorevole ad una revisione legislativa; Zaia, in proposito, evoca addirittura il fatidico novembre 1989: «Come un pugno di ragazzi salì nel novembre sul Muro di Berlino e in una notte ne decretò la fine, così un giorno i cittadini imporranno al governo quello che a tutti sembra giusto e condivisibile. Tranne a chi non ascolta gli elettori».

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