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Un tumore ha spento a diciannove anni il sorriso di Luca

Treporti e Roncade in lutto per morte di Gobbato: martedì l’addio. Gli amici: «Sei diventato un angelo con occhi bellissimi»

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TREPORTI. Gli amici lo ricordano con il sorriso stampato sul volto, con le chiacchierate e gli scherzi. I genitori con quegli occhi azzurri che gridavano l’amore, anche quando la battaglia contro il male si stava facendo durissima. Alla fine Luca Gobbato, che aveva appena 19 anni, si è arreso. Ha lottato per lunghi, lunghissimi mesi contro un tumore al cervello, cercando in tutti i modi di non mollare. Ma ieri pomeriggio il suo cuore ha ceduto: nelle prossime ore verrà fissata la data delle esequie, che dovrebbero comunque venir celebrate martedì mattina a Roncade.

Si era trasferito nella Marca con la madre e il nuovo compagno di lei, dopo l’infanzia trascorsa a Treporti e la separazione dei genitori. Era amatissimo da tutti sia a Treporti che a Roncade: la notizia della sua morte ha raggiunto i coetanei che ieri pomeriggio, in municipio a Roncade, hanno ricevuto dal sindaco Pieranna Zottarelli la costituzione, come neodiciottenni nel 2015: «Tanti lo conoscevano, tanti erano provati per questa perdita che ci colpisce in modo particolare - ha detto il primo cittadino - è un lutto tremendo per la nostra comunità, ci stringiamo alla famiglia in un momento così tragico».

Tifoso del Milan, studente all’Enaip di Treviso, lascia dietro di sè una scia di ricordi destinati a restare indelebili. In tanti, nelle ultime ore, si sono avvicinati alla casa di via Fogazzaro per cercare di portare conforto ai familiari, altri lo stanno facendo attraverso i social network, molti si sono raccolti in una preghiera in chiesa. Come Michela, che su Facebook ha lasciato un’invocazione al cielo e poi un messaggio per Luca: «Sarai un angelo con occhi bellissimi». Giulia gli scriveva in febbraio: «Ehi piccolo, non mollare mai», ora Mario cerca consolazione: «Ora niente potrà più farti soffrire, buon viaggio amico mio». E Andrea: «Ciao Luca, tante cose si possono scrivere, ma il dolore no».

Nonostante il male aveva sempre cercato di trovare la forza per andare avanti, per guardare a quel futuro che gli è stato negato dalla malattia. A testimonianza del segno lasciato dal giovane sulla comunità ci sono le parole di Daniela («Io ti vedrò sempre qui che giochi appena apro la porta») e di Davide: «Sei e resterai sempre uno dei migliori».

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