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Venezia, lite e orecchio strappato: condannato a 30 mesi

Rissa tra due giovani, tre anni fa, in Campo Manin: uno di loro aveva morso l’altro. Accusato di lesioni volontarie dovrà versare all’aggredito 50mila euro

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VENEZIA. Due ragazzi veneziani che si conoscevano, ma evidentemente quella sera di tre anni fa sarebbe stato meglio che non si fossero incontrati. Tra loro, infatti, era scoppiata una rissa e chi ha avuto la peggio si è trovato con un piccolo pezzo di orecchio strappato da un morso dell’altro. Così, il 23enne A.S., ieri, ha rischiato una condanna davvero pesante, visto che il pubblico ministero Stefano Ancilotto aveva chiesto una pena di sei anni di reclusione. Dopo poco più di un’ora di camera di consiglio la presidente del Tribunale Irene Casol ha letto la sentenza: due anni e sei mesi di reclusione, risarcimento da stabilire con una causa civile e provvisionale di 50mila euro.

I giudici hanno concesso la sospensione condizionale della pena solo nel caso venga versata la cifra della provvisionale. L’avvocato Tommaso Bortoluzzi, difensore dell’imputato, si è battuto per l’assoluzione e presenterà appello. Il giovane rimasto ferito si è costituito parte civile con l’avvocato Monica Gazzola.

Stando alle accuse, il ferito sarebbe stato aggredito e picchiato fino al morso all’orecchio, del tutto gratuito, dopo una discussione animata avvenuta in campo Manin. La difesa, invece, ha sostenuto che A.S. si sarebbe semplicemente difeso dall’altro che aveva cominciato a spintonarlo. Aveva ammesso il morso, del resto non poteva negarlo, ma aveva ribadito che anche quello rientrava nel tentativo di difendersi, visto che era finito sotto. Inoltre, aveva spiegato che non era sua intenzione strappare, ma che quando l’altro ha sentito il dolore provocato dai denti che stringevano ha tirato indietro la testa, un gesto istintivo, e così quel pezzo di orecchio è rimasto in bocca all’imputato.

La lite sarebbe iniziata per questioni banali, uno stava parlando con una ragazza accanto al monumento di Daniele Manin, l’altro è arrivato e non voleva allontanarsi nonostante l’invito del primo. Così, la discussione sarebbe degenerata. Due giovani tranquilli, di famiglie del tutto normali, entrambi studenti, nessuno con precedenti penali. Ma il reato contestato era grave: lesioni volontarie gravi, proprio per questo il rappresentante della Procura aveva chiesto quella pena.

Il Tribunale ha ritenuto il giovane responsabile del reato contestato, senza derubricarlo così come puntava la difesa, ma ha concesso le attenuanti generiche equivalenti ed ha cancellato l’aggravante di aver agito per futili motivi. In questo modo, la pena è stata meno pesante. Inoltre, ha dato la possibilità al ragazzo della sospensione condizionale, legandola però al risarcimento, visto che fino ad ora non era stato dato un euro.

 

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