Emergenza smog, ora indaga la Procura
Dopo un esposto degli ambientalisti avviati accertamenti sulle centraline che raccolgono i dati e sugli sforamenti
di Giorgio Cecchetti
MESTRE. C’è da qualche tempo un’inchiesta aperta sull’inquinamento atmosferico e sugli sforamenti della presenza nell’aria di polveri sottili. Ad occuparsene sono i pubblici ministeri Francesca Crupi e Carlotta Franceschetti sulla base di un esposto che lo scorso anno l’avvocato Elio Zaffalon ha presentato per conto di alcune associazioni ambientaliste, tra queste Italia Nostra, Wwf, Lega Ambiente e Ambiente Venezia, e di una trentina di cittadini residenti tra Venezia e Mestre. Gli uomini del Corpo Forestale dello Stato della Polizia giudiziaria della Procura lagunare si sarebbero già mossi e avrebbero raccolto già molti dati e avviato numerosi accertamenti.
Avrebbero verificato in quali punti delle due città sono poste le centraline che raccolgono i dati, avrebbero ottenuto tutte le misure effettuate e di conseguenza quanti e in quali giorni negli ultimi mesi è stato superato il limite per le polveri sottili e per le altre sostanze ritenute nocive. E, soprattutto, avrebbero appurato quali iniziative le autorità comunali e regionali avrebbero adottato dopo i numerosi sforamenti. Nei prossimi giorni, dati e risultati dei controlli saranno raccolti in una relazione che finirà sui tavoli delle due rappresentanti della Procura.

Nell’esposto delle organizzazioni ambientaliste si fa esplicito riferimento all’inquinamento atmosferico e si indicano anche alcune cause. Dopo la sua presentazione, nel corso dei mesi, sono stati consegnati negli uffici della Procura, sempre dall’avvocato Zaffalon per conto delle associazioni ecologiste, altri rilevamenti, come fotografie scattate ai fumaioli delle navi da crociera che espellono il carburante consumato e altri esempi.
Cinque anni fa, un altro pm veneziano, Giorgio Gava, aveva avviato un’inchiesta simile, ma l’unico indagato, l’allora assessore regionale all’Ambiente Giancarlo Conta era stato assolto. Il pm riteneva che per 5 anni e mezzo, dal 2005 alla primavera del 2009, l'assessore regionale avesse tralasciato di prendere provvedimenti che «per ragioni di sanità pubblica dovevano essere adottati» per far fronte al grave inquinamento da polveri sottili nella maggioranza delle città venete.
I dati dell'inquinamento da Pm10 (un pulviscolo prodotto da scarichi di automobili, navi, industrie e riscaldamento che può provocare asma, bronchiti, enfisemi, tumori e aggravare le malattie cardiocircolatorie) nel Veneto erano allarmanti come quello nelle ultime settimane. Secondo l'Agenzia regionale protezione ambientale, ad esempio, a Mestre nel 2005 la presenza del Pm10 nell'aria aveva superato i limiti previsti dalla legge (50 microgrammi) in ben 122 giorni, l'anno successivo 120, nel 2007 116, 72 lo scorso anno.
A Chioggia, invece, 85 giorni nel 2007 e 60 nel 2009; a San Donà 72 giorni nel 2007 e 64 nel 2009. Anche a Venezia si contavano numerosi superamenti del limite: la centralina posta a Sacca Fisola ne aveva rilevati 96 nel 2005 e 33 nel 2010. Il pm contestava precise omissioni a Conta. Non si sarebbe attivato per avviare «piani d'azione» per contrastare in modo più efficace il «sistematico superamento dei valori limite di legge», nonostante fossero previsti dalle norme.
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