«Vetro di Murano, un 2015 disastroso»
De Majo (Confindustria): «Fatturato in calo del 15%, grosse perdite con la Russia, penalizzati dalla questione sgravi fiscali»
di Simone Bianchi
MURANO. Il distretto del vetro artistico di Murano si è messo alle spalle un 2015 da incubo. Tra gli effetti della crisi economica, lo strascico giudiziario degli sgravi intesi come aiuti di Stato dall’Unione Europea, la cassa integrazione e le sanzioni alla Russia che hanno chiuso il principale mercato sul fronte dell’export, l’isola e le sue aziende hanno trascorso dodici mesi al limite del collasso.
«Da 45 anni faccio questo mestiere, e credo realmente che l’anno appena concluso sia stato il peggiore in assoluto per il nostro settore», commenta Lucio De Majo, presidente di Confindustria Vetro. «La sofferenza si è fatta sentire per tutti, specie per le grandi aziende e gli effetti sono lampanti, con associati che non riescono a pagare gli stipendi o le tredicesime a causa della mancanza di liquidità. La questione degli “sgravi”, in particolare, si è fatta sentire sui bilanci, e se aggiungiamo il problema dei finanziamenti che in certi casi non vengono concessi dagli istituti di credito, come invece avveniva in passato, è facile immaginare cosa stiamo vivendo».
Il 2015, soprattutto, lascia il segno nei fatturati delle aziende, e De Majo stima una perdita consistente. «Non abbiamo ancora i dati al centesimo, ma mi attendo una riduzione complessiva del 10-12 per cento su un fatturato di settore che viaggiava tra i 120 e i 130 milioni l’anno. Ciò significa una perdita secca di 15 milioni di euro. Le colpe? Vanno prese in considerazione in particolare le sanzioni imposte alla Russia per le note questioni legate all’Ucraina. Abbiamo perso un mercato che rappresentava il 40 per cento del nostro export, quasi la metà degli ordini che si ricevevano dall’estero. Il nostro auspicio è quello che possa risolversi questa situazione, così come quello che decolli finalmente e di nuovo il mercato negli Stati Uniti, che per anni ha rappresentato una importante fonte di ordini per il nostro ambiente».
Ma il presidente di Confindustria Vetro rilancia anche un altro tema legato al danno collaterale che deriva al fatturato del distretto isolano. «Il nome di Murano e del suo vetro ha ancora un peso e un appeal notevole in tutto il mondo. È un brand conosciuto, ma la concorrenza sleale che arriva dall’Asia e dalla Cina in particolare, con il vetro contraffatto e spacciato per muranese, sta creando danni gravissimi. Il vetro che non viene prodotto a Murano ma che viene venduto purtroppo ovunque e anche a Venezia in questo modo, è ancora il 30 per cento del totale. Un argomento in cui inserisco anche il vetro prodotto nella terraferma veneziana. Non dico che queste produzioni siano pessime, anzi, sono talvolta di buona qualità, ma il vetro realizzato in terraferma non è realizzato a Murano. È un dato di fatto. Ragion per cui il vetro artistico muranese può essere solamente quello prodotto sull’isola. E questo concetto va difeso sempre di più per garantire un futuro alla produzione originale che nasce solo nelle fornaci muranesi».
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