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Senzatetto riuniti al Kolbe «Pronti a dare il nostro aiuto»

«Diventare clochard è un attimo, un inciampo, una fatalità. Nessuno sogna di diventarlo». Lo dice Alexander Iacob, presidente dell’Associazione rumeni e moldavi in Veneto e membro del Centro...

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«Diventare clochard è un attimo, un inciampo, una fatalità. Nessuno sogna di diventarlo». Lo dice Alexander Iacob, presidente dell’Associazione rumeni e moldavi in Veneto e membro del Centro culturale Kolbe, che assieme a un gruppo molto motivato di volontari, tra cui un gruppo turco e uno senegalese, è riuscito ad organizzare ieri un pranzo per i senzatetto mestrini al teatro Kolbe di Via Aleardi.

Una quarantina di persone (tra i duecento senzatetto stimati in città) ha potuto assaggiare specialità rumene come la sarmale, involtini di carne di maiale e pollo al forno con patate, con finale di panettone, pandoro e tè caldo. Un’atmosfera all’inizio un po’ freddina, che si è man mano riscaldata tanto che alcuni, artisti di strada, hanno improvvisato uno spettacolino di musiche balcaniche e tradizionali occidentali, suonate con pifferi, zufoli, armoniche a bocca e zucche vuote. In tanti hanno voluto parlare per ringraziare ma anche per esprimere il disagio che vivono e le speranze che coltivano. «Il mondo è arrabbiato con noi, ma anche noi siamo arrabbiati con il mondo» ha detto Alex, che a Cuba faceva il web master «Ci arrampichiamo per vivere, ma con quello che abbiamo vissuto siamo certi di poter essere di aiuto a questa città».

«Mestre con Venezia, la città più bella del mondo» ha detto Kevin dal Bogotà «Mi piacerebbe aiutare per tenerla più pulita, più gioiosa. Ho un gruppo musicale, vorrei sapere cosa posso fare». E a fine pranzo, con la distribuzione di indumenti invernali, tanti hanno voluto lasciare il proprio numero di cellulare. «Verranno contattati per iniziare a pulire da manifesti abusivi le aree più degradate della città» conclude Alex «Ognuno di loro è speciale e può dare tanto. Bisogna iniziare a tendere una mano. Non è certo l’umanità che fa parte dello sporco di questa città».

Lieta Zanatta

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