Cav, 28 licenziati alla vigilia di Natale
A vuoto il tentativo di mediazione a Ca’ Corner: cassa integrazione da gennaio. Appello al sindaco che incontrerà Magistro
Alberto Vitucci
Ventotto operai dei cantieri navali licenziati alla vigilia di Natale. Non sono andate a buon fine le trattative avviate nella sede dell’ex Provincia a Ca’ Corner con i sindacati e i vertici di Cav, la società «Costruzioni Arsenale Venezia». La Cav ha comunicato l’intenzione di chiudere, e dal primo gennaio scatterà la Cassa integrazione straordinaria (Cigs) per i 28 operai rimasti, gli ultimi arsenalotti. «Una cosa grave», protestano i delegati sindacali, «il lavoro c’è ma la società lo rifiuta. Forse c’è dietro qualche volontà speculativa sulle società. Vogliamo essere ricevuti dal sindaco e dal commissario».
In municipio una delegazione dei lavoratori è stata ricevuta intanto dal nuovo delegato al Lavoro della giunta Brugnaro, l’ex assessore provinciale Paolino D’Anna. «Ho ascoltato le loro richieste e coinvolto il sindaco nella questione», dice, «nelle prossime ore ci sarà un incontro tra Comune e il commissario del Consorzio Venezia Nuova Luigi Magistro». Perché la Cav, di proprietà delle imprese del Mose, dipende ancora dal Consorzio. Un «ramo d’azienda» che aveva un grande valore qualche anno fa, quando la società era stata creata in sostituzione della vecchia Palomar per gestire i Bacini dell’Arsenale. Una concessione rilasciata dallo Stato (governo Berlusconi), valida per trent’anni, nel 2005, all’insaputa del Comune e contro il parere della città. «Da allora», ricorda Stefano Zanini, delegato sindacale dell Rsu, «il lavoro della manutenzione navale, da sempre fiore all’occhiello dell’Arsenale, ha cominciato a calare».
La Cav, di proprietà delle tre imprese del Mose Mantovani, Condotte e Grandi Lavori Fincosit aveva cominciato lavori «pesanti». Come la costruzione negli storici bacini degli enormi piloni in cemento per il rigassificatore di Rovigo. Benedetti allora dal presidente della Regione Giancarlo Galan e dal presidente della Mantovani Piergiorgio Baita. Uno spazio strategico, quello dell’Arsenale. Dove si è deciso molti anni fa di impiantare la centrale operativa e la manutenzione delle paratoie del Mose. Ma i tre bacini di carenaggio, opera unica di quel genere in tutto l’Adriatico, sono il luogo ideale per la manutenzione delle grandi navi e anche dei vaporetti Actv, dei mezzi comunali e di Veritas.
«Questo vogliamo proporre al sindaco», dice Zanini, «la storia di questo luogo e le nostre professionalità possono servire alla città. Anche per creare lavoro». Se ne discuterà nei prossimi giorni, nel corso dell’incontro tra Brugnaro e Magistro. Il progetto «possibile» è quello di riaprire i Bacini e farli gestire dal Comune, proprietario dell’area. Con la manutenzione delle flotte pubbliche delle aziende e di altre imbarcazioni. Una scommessa su cui gli operai credono. Per far questo bisogna che i commissari del Consorzio portino avanti l’idea proposta e maturata negli ultimi mesi. Spostare la manutenzione del Mose a Marghera e recuperare lo storico complesso che fabbricava le navi della Serenissima alla manutenzione navale.
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